COSENZA A UN PASSO DAL MIRACOLO

Cosenza – Lecce 2-2

COSENZA (3-5-2): Matosevic; Hristov, Camporese, Vaisanen; Di Pardo, Carraro (1′ st Palmiero), Voca (1′ st Vallocchia), Florenzi (36′ st Sy), Liotti; Millico (26′ st Gerbo), Larrivey (15′ st Laura). A disposizione: Sarri, Di Fusco, Venturi, Rigione, Kongolo, Arioli. Allenatore: Bisoli
LECCE (4-3-3): Plizzari; Gendrey (36′ st Calabresi), Simic, Lucioni, Gallo; Majer (21′ st Blin), Hjulmand, Gargiulo (21′ st Ragusa); Strefezza (36′ st Asencio), Coda, Listkowski (11′ st Rodriguez). A disposizione: Borbei, Samooja, Dermaku, Barreca, Bjorkengren. Allenatore: Baroni
ARBITRO: Marinelli di Tivoli
MARCATORI: 2′ pt Coda (L), 44′ pt Larrivey (C), 7′ st Millico (C), 49′ st Blin (L)
NOTE: Spettatori circa 2mila con 420 ospiti. Al 16′ pt Matosevic (C) para un rigore a Coda. Esplusi: -. Ammoniti: Larrivey (C), Carraro (C), Voca (C), Millico (C), Florenzi (C), Palmiero (C), Camporese (C), Lucioni (L), Di Pardo (C). Angoli: 2-2. Recupero: 1′ pt – 6′ + 1′ st


Diciamolo subito: cogliere i tre punti nella gara meno preventivata e nella maniera più insperata sarebbe stata una grandissima cosa, e subire il pari al 96′ di un recupero infinito brucia. Poi però aggiungiamo pure che il Lecce, squadra di nobile lignaggio, il pareggio lo ha strameritato (e questo comunque paradossalmente non inficia l’apparente contraddittoria considerazione che noi a nostra volta avremmo meritato i tre punti) – e quindi poco cambia se questo gol del pari è arrivato a un soffio dallo scadere. Giusto il pari per quello che hanno messo in campo i salentini, dicevamo (messo in campo fin dall’inizio: parliamo di una squadra che ha giocato col terzo portiere che l’anno scorso era titolare in serie B a Reggio, mentre il nostro primo portiere, oggi assente, l’anno scorso era il loro terzo – questa la differenza tra le due compagini), un po’ meno giusto il due a due finale per quello che in campo hanno messo i Lupi (finalmente tornati tali, con zanne e artigli), compreso ciò che teoricamente non avevano: per i ragazzi di Bisoli la vittoria sarebbe stata un premio non eccessivo.
Ci resta un punto, poco ma non zero: poco, ma questo è e questo dobbiamo fare fruttare. Dietro comunque non volano, la classifica in basso resta corta e avara – possiamo persino coltivare qualche minima speranza che per pudore ci diciamo sottovoce, e chissà.
Ci resta anche altro, però: un allenatore che ammette i suoi errori e ne fa tesoro, che trasmette grinta alla squadra (trasformata rispetto a Terni), che non si preoccupa di prendere un rosso a partita finita per replicare a muso duro a Baroni che pretendeva dall’arbitro altri otto minuti di recupero, ché i primi non gli bastavano. Ci resta una squadra che se riesce a seguirlo e a dare veramente tutto può trasformarsi in un cliente bruttissimo per tutti, che poi è quello che chiedevamo dall’inizio e che per un po’ ci aveva dato Zaffaroni. Ci resta anche la consapevolezza di avere pure noi dei punti di forza, soprattutto davanti dove Millico e Laura hanno qualcosa in più rispetto a molti altri attaccanti della categoria e Larrivey sta raggiungendo la forma (oggi secondo centro in rossoblù).
So come ci si sente dopo aver subito un pareggio al 96′, ma il Cosenza visto oggi deve incutere ai tifosi ben altro che lo scoramento. Abbiamo aspramente contestato i ragazzi quando hanno steccato in maniera grave, oggi non solo li applaudiamo ma riconosciamo che hanno tutte le potenzialità per centrare l’obiettivo salvezza.


Se pensiamo a come era cominciata, il morale risale.
Non solo Coda dopo due minuti aveva incrociato sotto il sette un pallone spiovente, che peggio non si poteva iniziare contro cotanto avversario: ma per quasi tutto il primo tempo il Lecce ha dato l’impressione di essere in totale controllo della partita, pronto ad affondare il colpo decisivo del KO. L’occasione migliore l’ha avuta al quarto d’ora, quando Hristov, una parentesi disastrosa in una prestazione per il resto eccellente, ha intercettato con una mano un pallone vagante in area diretto a Gargiulo. Matosevic, con un balzo felino alla sua sinistra, ha sbarrato la strada a Coda, che ha rivisto il fantasma di Falcone dello scorso anno.
Qui però mi permetto una postilla, l’ennesimo appunto in una battaglia che come blog stiamo conducendo da tanto tempo: ok, il rigore è stato parato e va benissimo così, il fallo di mano di Hristov c’era tutto e su quello nulla quaestio, ma qualcuno mi spiega come mai la VAR non è intervenuta a far notare al pessimo Marinelli (ancora lui, sempre lui: da tempo nella nostra hall of infame) che Gallo che stava ricevendo il passaggio fermato dalla mano di Hristov era in fuorigioco? Attivo, aggiungo a scanso di equivoci, perché lui stava andando a intercettare la palla e Hristov l’ha fermata per non farla arrivare a lui. Non dico ripensarci e non dare più il rigore, per carità: ma neanche lo straccio di un controllo volante, giusto per prenderci in giro?
Altro giro altra corsa, e ancora una volta aspettiamo invano un intervento della VAR a nostro favore.
Millico aveva spaventato con un’incursione la difesa ospite ma è stato un lampo nel dominio leccese (diciamolo senza paura: del resto, parliamo di una squadra costruita per andare nella categoria superiore), dominio però che ha avuto pochissimi sbocchi perché il Cosenza ha saputo soffrire e chiudere gli spazi e probabilmente il rigore sbagliato ha anche abbassato un po’ il morale dei giallorossi.
Insomma: non si parla di peggior primo tempo stagionale perché di fronte c’era un signor avversario a cui devi concedere molto più di qualcosa, ma di sicuro non si presagiva granché di buono dalla serata. E’ cambiato tutto al 44′, quando sembrava che solo una sosta negli spogliatoi potesse rianimare il Cosenza: invece prima dell’intervallo Millico, tra i migliori, ha trovato un altro lampo di classe, lasciando sul posto il diretto marcatore, entrando in area dalla sinistra e crossando al bacio per Larrivey. Plizzari si è superato sul colpo di testa dell’argentino, ma El Bati è stato lestissimo a tornare per primo sul pallone e scaraventarlo in rete con un collo destro inesorabile.
L’inerzia morale della partita è cambiata, diventando vento stavolta per le vele del Cosenza. Al ritorno in campo si sono visti ben altri Lupi, con un baricentro più alto di venti metri e la stessa voglia di ringhiare sul pallone di prima, ma applicata nella metà campo avversaria. E poi Millico, sempre Millico: prima da fuori area ha fatto correre un brivido sulle schiene leccesi con un destro rasoterra che ha accarezzato il palo, poi (su magica imbucata di Palmiero, subentrato a un Carraro imballatissimo) ha superato Simic in velocità, è entrato in area dalla linea di fondo, ha invitato Plizzari all’uscita e sempre da posizione che sembrava impossibile lo ha battuto con un pallonetto dolcissimo, per il gol copertina della serie B. Un capolavoro da impazzire.
Due a uno per il Cosenza poco dopo l’avvio della ripresa: quasi da non credere. C’era da soffrire e lo si sapeva sicuramente, Matosevic ha salvato la sua porta in un paio di circostanze, ma dall’altra parte Laura, che aveva sostituito Larrivey, in un’azione fotocopia a quella di Millico stava per fare venire giù lo stadio dopo aver superato di potenza il solito disperato Simic e calciando dalla linea di fondo un lob d’esterno a giro che ha sfiorato il secondo palo a Plizzari ancora battutissimo.
Il resto è stata strenua offensiva giallorossa ed eroica difesa dei Lupi. Il pari è giunto come si diceva il pienissimo recupero (ce lo aveva promesso dalla metà del secondo tempo Marinelli che il recupero sarebbe stato da record…), su una mischia successiva a calcio di punizione. La deviazione vincente è stata di Blin, e peccato che Vaisanen, che era proprio lì, non si sia avveduto del francese, altrimenti forse avrebbe potuto salvare sulla linea.


Un punto, allora, che tutto sommato potevano essere tre – ma giusto perché mancava così poco alla fine (anche se poi Marinelli, ancora non contento, ha portato la gara fino al 98′ inoltrato, dopo aver ammonito sette dei nostri: un certo discorso su come la Lega di B tratta gli abusivi l’ho già fatto e non voglio ripetermi). Mettiamo da parte i rimpianti: per stavolta va bene uguale. Sì, dobbiamo vincere, non disperatamente finché dietro non riesce più o meno a nessuno (ha rialzato la testa il Crotone oggi, ma per i pitagorici sembra tardi) ma dobbiamo vincere, però se il pari viene contro questo avversario e con una prestazione così – quantomeno sul piano della lotta e della volontà – non lo si butta via, seppure i tre punti oggi avrebbero rappresentato moltissimo.
I playout sono l’obiettivo, ricordiamocelo. Ma una piccola, piccolissima speranza di qualcos’altro (no, non lo dico: per scaramanzia non lo dico) c’è. Se la squadra almeno lotta così, c’è. Per coltivarla in pieno servono i tre punti anche in trasferta.
Proviamo a prenderceli sabato a Reggio? La vittoria lontano da casa continua a mancare da un anno e due mesi pieni: adesso, adesso, adesso è il caso di cancellare questo zero.

NubeDT

Lascia un commento