NUOVI GIORNI, STESSA RABBIA


Purtroppo, mi sono dovuto convincere che il Cosenza migliore non c’è.
Come scrivevo anche (ma non solo) in occasione della cronaca di Cosenza-Lecce, per l’ennesimo anno paghiamo una politica societaria scellerata, menefreghista e pezzente che ci porta a ingaggiare giocatori solo nell’ultimo giorno di ogni sessione di calciomercato e solo tra quelli accessibili per costo irrisorio o nullo: logica e buonsenso vorrebbero che, non so, se ti servisse una mezzala con date caratteristiche tu andassi sul mercato a reperire una mezzala con quelle caratteristiche – invece ti presenti l’ultimissimo giorno, a rovistare nel fondo del bidone degli scappati di casa ancora rimasti a piedi, cerchi tra le mezze ali più economiche e prendi uno di quelli, a prescindere dalle sue caratteristiche. In fondo è pur sempre una mezzala, no? Ma chiunque, DS e allenatore in testa, potrebbe spiegare a noi e a Guarascio che i calciatori veri non sono intercambiabili come gli omini del Subbuteo.
Ma mister “se non lui, sarà un altro” questo argomento dimostra di non volerlo capire. L’ultima dimostrazione in ordine di tempo l’abbiamo avuta con D’Angelo, individuato specificatamente da Goretti come ideale per noi e il nostro gioco e però vanamente cercato per tutta la sessione invernale di mercato senza poterlo prendere, perché l’Avellino titolare del cartellino voleva essere pagato per cederlo e non c’era la benché minima volontà di farlo. Ribadisco che non rimpiango espressamente lui perché non ho visto giocare Sonny D’Angelo e non ho idea se ci sarebbe stato davvero utile e quanto: però lo riteneva il DS – e questo a un presidente dovrebbe bastare e avanzare.
Allora non esiste il Cosenza migliore perché ogni possibile formazione, modulo, schema, variante trova sempre nella nostra rosa una o più lacune. Sento di gente ad esempio che vorrebbe passare alla difesa a quattro per risolvere i problemi dietro, ma con chi la fai la difesa a quattro? E soprattutto chi metti sugli esterni? Gli unici terzini veri della rosa sono Bittante, Sy e in parte Liotti: il primo è disastroso dal dopo infortunio e a destra non ha mai dato granché, il secondo spinge pochissimo e il terzo già non è più tanto puro come terzino, e alcune sue dormite difensive ce lo hanno confermato. Poi ci sono Situm, che sarebbe in caso un’ala adattata, Gerbo, centrocampista per di più molto più a suo agio da anni come centrale, Florenzi, che magari dove lo metti sta ma non sembra avere il fisico e l’attitudine a fare il terzino puro (a Monza travolto da D’Alessandro), poi ancora ci sarebbero gli adattati difensori centrali (Pirrello, magari Hristov, talvolta persino Tiritiello) che darebbero zero in fase di spinta e garantirebbero relativamente poco dovendo occuparsi di esterni offensivi, cioè mediamente giocatori con altro passo rispetto al loro.
Naturalmente anche la difesa a tre mostra le sue crepe: in mezzo c’è sempre un qualche meccanismo che non scatta (esemplare contro il Lecce il pallone incredibilmente lasciato calciare da posizione favorevolissima a Rodriguez nel secondo tempo, con lo spagnolo che ha sparato alto il suo destro a giro – ma è solo l’ultimo esempio) e anche qui gli esterni mostrano problemi di caratteristiche: Situm è troppo offensivo e chiedergli altro lavoro lo limita, Sy e Bittante troppo difensivi e perdiamo un’intera fascia in fase di attacco, Liotti non si capisce bene se sia l’uno o l’altro, eccetera.
Il centrocampo presenta gli stessi problemi. Ci siamo resi conto sbattendoci col muso per mesi che Carraro e Palmiero fanno troppa fatica a coesistere; se ci piazziamo a due o rinunciamo al regista (e alla possibilità di ragionare e uscire in maniera pulita dalla difesa) o veniamo travolti anche fisicamente; se ci mettiamo a tre ci scontriamo col fatto che tutte le mezze ali in organico non hanno, quantomeno completamente, le caratteristiche che ci servirebbero. Non c’è accompagnamento dell’azione offensiva (Kongolo ad esempio fornisce un grosso contributo quanto a fisicità, dinamismo e scarico, ma alle soglie dell’area avversaria non si vede mai), quando c’è la corsa e la capacità di recuperare palloni manca la giusta qualità per gestirli al meglio (vedi Vallocchia), Voca è né più né meno un mediano interditore che dovrebbe giocare al centro (e quindi ti saluto regista), Carraro sta andando incontro a un’involuzione preoccupante e si dimostra spesso lento e soprattutto superficiale, Palmiero fa quello che deve fare (con meno precisione rispetto al suo solito: era il migliore della categoria nel ruolo, ora ha perso qualche gradino) ma non gli si può chiedere di fare anche quello che non ha nelle corde; magnifica eccezione sarebbe Florenzi, capace di fare più o meno tutto bene, ma che paga dazio per un fisico minuto che talvolta diventa un handicap per la squadra (non per lui magari), perché è bravissimo anche a inserirsi in area avversaria quando serve ma di testa non può vincerla mai.
Poi c’è Ndoj, venuto dal Brescia per apportare quel contributo di tecnica, tiro, assist e gol che i suoi mezzi promettono – e lui magari le skills che ci servirebbero nel suo ruolo le avrebbe pure, ma mi pare ormai assodato che dalla Lombardia ci è arrivato mezzo rotto e possiamo solo sperare che torni in forma e sui suoi livelli per le partite che restano.
E le punte? Larrivey, con Gori convalescente da mesi, è l’unico che dimostra di avere peso in area di rigore e pure senso del gol, ma ha 38 anni e la condizione a quest’età la recuperi lentamente e la mantieni a fatica. Millico e Caso, giocatori per certi versi molto simili, sono elementi di categoria (il torinista vale anche la A piena), ma fisicamente non dominanti (Millico anche rallentato dagli infortuni) e necessitano di una prima punta accanto a loro; talvolta si è provato a farli giocare insieme in un attacco a due, con risultati nemmeno troppo disprezzabili ma la mancanza di peso specifico davanti si è sentita; a partita in corso li si è visti anche in un attacco a tre, ai lati di un centravanti, ma spostati troppo lateralmente rispetto alla porta avversaria perdono qualcosa – e soprattutto se metti le tre punte, siccome la coperta è corta, perdi molto in uno degli altri due settori, sempre per quel discorso delle caratteristiche dei giocatori che hai in rosa e che non si combinano tra loro perché come ogni anno hai fatto (estate e inverno) il calciomercato dei pezzenti. Poi c’è Pandolfi che non si è minimamente calato nella categoria, ancora troppo fuori portata per lui, e infine Laura: da seconda punta già diversi assist (purtroppo non vincenti ma non per colpa sua), ma si tratta di lampi in partite in cui si è notato come decentrato abbia perso potenziale; da centravanti, devastante se lanciato in accelerazione in campo aperto, ma contro difese chiuse non abbastanza determinante in area e sui palloni alti (e non possiamo impostare le partite solo sul lancio in contropiede per lui: specialmente quando ci serve un gol a tutti i costi e l’avversario si chiude, o lui si evolve anche nei fondamentali necessari in situazioni come questa o diventa persino inutile, nonostante le sue qualità enormi).
Ah, sì, poi c’è (ancora) Kristoffersen, per avvitare e svitare lampadine negli spogliatoi senza che Guarascio debba andare in bancarotta per comprare una scala.


Allora, è chiaro che questa squadra – che pure ha molti elementi assolutamente validi per la serie B e non solo, se presi singolarmente – è stata costruita male. Senza criterio: o meglio, un criterio lo si sarebbe voluto seguire (mica è pazzo, Goretti) ma è veramente, veramente difficile farlo se il budget a disposizione è miserabile e le tempistiche decisionali e operative del proprietario della società stanno al calcio come una palla ovale. Non è un mistero – e anzi il DS lo ha detto esplicitamente – che ad esempio Gori, al di là delle sue indubbie qualità, sia stato scelto (e magari preferito rispetto ad altri – non che ci fosse la fila, eh) perché ad agosto si è dovuta assemblare la squadra in pochissimi giorni, senza soldi e senza ritiro precampionato, e quindi si è preferito scegliere un centravanti che avesse già un minimo di amalgama con Caso, avendo i due già giocato insieme nell’Arezzo.
In sostanza, abbiamo una squadra anche con elementi (se vogliamo) persino forti, ma raffazzonata a causa – anche questo va detto chiaramente – dell’assoluto, totale menefreghismo di Eugenio Guarascio, nome e cognome, che come ogni anno (altro che “ritardo per colpa di Gravina che ci ha riammesso solo ad agosto“) al di là di parole al vento e ridicoli proclami, ha di nuovo e sempre messo avanti la sua tasca e il suo interesse al bene della squadra e della società. E non è affatto la prima volta, come si diceva. Se il primo anno di serie B le cose sono andate relativamente meglio (oggi ci si ricorda di una bella salvezza – manco stessimo parlando di un piazzamento playoff – ma per quasi tre quarti di quel campionato siamo stati comunque in zona retrocessione) è successo anche perché quella stagione è stata l’unica in cui il calciomercato si è concluso ad agosto, prima dell’inizio del campionato, e quindi si è stati costretti a presentarsi con una squadra completa e un ritiro fatto ai nastri di partenza del torneo. Non a caso la società (per bocca di Trinchera e dello stesso presidente) all’epoca si è lamentata sui media di queste circostanze, che hanno costretto il tapino Guarascio a spendere qualcosa per davvero e per tempo, anziché provare a procurarsi i calciatori ai saldi di fine mercato.
Dal secondo anno di B in poi le cose sono peggiorate, in concomitanza con le nuove date del calciomercato, che si è chiuso a campionato iniziato. Con squadre incomplete (a volte anche largamente incomplete) si sono buttate le prime partite di campionato (regolarmente perse), affrontate in emergenza totale. Questa stagione ha raggiunto l’apice (sinora) del menefreghismo societario da questo punto di vista: la formazione con cui si sono affrontate le due trasferte di Ascoli e Brescia è da considerarsi semplicemente vergognosa, e non certo a causa dei ragazzi scesi in campo. Eugenio Guarascio è ancora e sempre il responsabile di tutto questo – e chi ci viene ancora a raccontare la favoletta delle colpe di Gravina che ci ha riammesso solo in pieno agosto in serie B mente sapendo di mentire: la squadra doveva esserci e doveva essere pronta almeno al 90%, a prescindere dalla categoria. Altro che tutta colpa di Gravina e voi siete tagliatùri.
Gravina non ci ha mai imposto di andare avanti solo a prestiti e a svincolati non rinnovati, presentandoci all’inizio della stagione con sette tesserati sette: è tutta farina del sacco del presidente, sì, ma il nostro, quello del Cosenza Calcio. Un Cosenza Calcio che come ogni anno puntualmente arriva a questo finale di stagione a lottare per non retrocedere, nei bassifondi che più bassifondi non si può, e deve tra le altre cose augurarsi che i punti persi in avvio (almeno uno, con una squadra normale, ad Ascoli lo si poteva cogliere) non costino nulla in termini di classifica finale. E il punto è proprio questo: a un DS che, come lo stesso Goretti ha detto in conferenza stampa, gli ha prospettato due alternative (squadra forte ma costosa da subito o squadra economica a fine mercato di giovani ma zoppicante) e si è sentito rispondere che la scelta era per la soluzione economica, Guarascio avrà poi replicato – all’obiezione ovvia “presidente, guardi che però così le due prime partite le perdiamo” – pressappoco con chissenefrega, tanto ci sono altre trentasei partite, o giù di lì. Come se si fosse allestito uno squadrone che poteva permettersi il lusso di avere trentasei partite a disposizione per fare punti, contro le trentotto delle avversarie. Chissenefrega, ecco lo spirito con cui il presidente gestisce il Cosenza.
Chissenefrega, tutto qui.


E allora arriviamo a oggi. Oggi che si parte alla volta di Reggio Calabria, una trasferta, un derby cruciale. Ci presentiamo con la rabbia di Cosenza-Lecce e di un’altra partita in cui ci è stato dato di assistere all’ennesimo show di Marinelli da Tivoli, nome già noto alla tifoseria cosentina – ma solo uno dei tanti che abbiamo purtroppo imparato a conoscere in questi anni. Un rigore su cui non è stato rilevato un fuorigioco attivo chilometrico, sette ammoniti, Bisoli espulso, una condotta intimidatoria nei nostri confronti dal primo all’ultimo istante e otto minuti di recupero fino al pari del Lecce sono state le prodezze di questa nuova esibizione del fischietto laziale.
Sullo Stretto, però, ci rechiamo anche con la consapevolezza – che credevamo smarrita nell’orrido pomeriggio di Terni – di una squadra in grado di azzannare anche avversari che le sono superiori e di affrontare la partita con abnegazione e furia. Una squadra che, se resta questa, ci dà ancora speranze di salvezza, in un modo o nell’altro – fosse pure passando dai playout.
Questa squadra la sosterremo.
Per questa salvezza lotteremo accanto a loro, che portano i nostri colori.
Speriamo arrivi. Ma poi, quando arriverà (e anche durante: non si molla un millimetro), continueremo a martellare sullo stesso argomento: IL TEMPO DI GUARASCIO A COSENZA E’ FINITO. Non è più cosa, proseguire con lui sarebbe fin troppo deleterio, anche perché dopo l’eventuale salvezza la prossima stagione sarebbe identica a questa (o credete che verrà riscattato Laura? Credete che restino Caso, Gori e Millico? Palmiero e Situm, Ndoj e Kongolo?).
Il tempo che scorre, la data per esercitare il diritto di riscatto per Laura e Kongolo che arriva e passa inesorabile senza una minima mossa da parte del Cosenza (già successo con Antzoulas e, in condizioni diverse – allora si parlava di rinnovo – con La Mantia, ad esempio), pochissimi tesserati all’avvio della stagione a luglio 2022, il ritiro che salta di nuovo perché cosa lo fai a fare con sette-otto giocatori tre dei quali magari devi pure cedere?, Goretti che se ne va, settimane perse alla ricerca del nuovo DS, di nuovo promesse di un grande Cosenza, il calciomercato che arriva, i giorni che passano, le altre società che acquistano i giocatori e costruiscono le squadre, noi che aspettiamo gli ultimi giorni perché con un budget da serie D non possiamo permetterci altrimenti, le prime due partite di campionato perse perché il calciomercato chiude dopo la seconda giornata e fino al giorno di chiusura i giocatori non si prendono perché costano e chiedono troppo (meglio adattarsi alle ultime ore, quando chi ha paura di restare senza squadra abbassa le pretese…), di nuovo problemi, di nuovo lotta salvezza, di nuovo a gennaio faremo un mercato importante e altre sparate simili davanti a una platea compiacente, di nuovo un mercato di gennaio trascorso senza riuscire a prendere un altro D’Angelo dall’Avellino o un altro Varela dal Gladiator in serie D, e l’anno prossimo – a marzo 2023 – saremo di nuovo qui a scrivere le stesse identiche cose, solo con più rabbia ancora di oggi.
Rabbia anche e soprattutto nei confronti di quei tifosi o pseudo tali che ancora difendono questa politica societaria e questo modo osceno di gestire una società di calcio professionistica, ancora raccontandoci l frottola che il Cosenza non lo vuole nessuno e se va via lui è finito tutto.
A proposito: c’è ancora la PEC del’avvocato Marchese che attende una risposta: c’è un fondo di investimento che ha manifestato il suo interesse per rilevare il Cosenza. Presidente, hai intenzione di cedere la società, o no?

NubeDT

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