#46 WAITING FOR THE BARBARIANS: COMO

Sta per finire la prima sosta stagionale, in questo caso dettata dagli impegni delle nazionali, per cui i Lupi, reduci da una prima frazione di campionato che li ha visti impegnati per quattro volte in trasferta e solo due in casa, ritorneranno domani – nell’anticipo della 7a giornata – tra le mura amiche del San Vito – Gigi Marulla. Avanti il prossimo “barbaro” da affrontare ed esorcizzare, come fecero i nostri antenati con i Visigoti di Alarico: stavolta il Busento sarà chiamato a raccogliere le spoglie del Como. L’ultima volta che affrontammo i lombardi fu il 20 febbraio scorso, sulle rive del Lario, al culmine di un periodo di crisi nera per i nostri colori. Per rinfrescare la memoria al lettore e contestualizzare il momento, eravamo reduci da una scelta incomprensibile operata dalla Società di via degli stadi: forse la prima ed unica occasione nella storia del calcio che un allenatore precedentemente esonerato – anzi, accantonato senza comunicati ufficiali – per avere l’anno prima fatto ignominiosamente retrocedere la propria squadra, venisse dalla stessa Società richiamato per raddrizzare le sorti della stagione successiva. Eravamo saltati sulla sedia nell’apprendere l’assurda scelta di Guarascio (a proposito: VATTENE!) di richiamare Occhiuzzi alla guida della squadra e da facili cassandre avevamo messo in guardia da quella incomprensibile decisione, immaginando un futuro per noi scontato e preconizzando eventi funesti. Che puntualmente si erano poi verificati, con la conquista di appena 4 punti in 8 partite, pur disponendo il tecnico di Cetraro di nuovi uomini arrivati dal mercato di riparazione ed essendosi pure trovato ad affrontare, le ultime due della classe. Zero vittorie, zero, buttando via la possibilità potenziale di conquistare 24 punti, solo per risparmiare qualche migliaia di euro, in perfetto “Gargastyle”. Alla vigilia della partita col Como Occhiuzzi fu finalmente esonerato (stavolta per davvero!) ed era stato chiamato al capezzale di un disperato Cosenza quel Pierpaolo Bisoli che effettivamente poi fece il miracolo di salvarci. La sua prima, a Como, fu però una gran brutta partita (a cui io stesso assistetti dagli spalti del Sinigaglia) per cui dell’ultimo precedente coi lariani non conservo, così come tutto il popolo rossoblu, un buon ricordo. Quest’anno però è tutta un’altra storia, con buona parte degli attori cambiata e le due squadre che vengono da periodi di forma diametralmente opposti. Ma ne parleremo in seguito.

Nel cominciare ad analizzare i lariani partiamo dalle origini: la tradizione sportiva del principale sodalizio calcistico comense, 28° Club a livello nazionale secondo i criteri della FIGC, iniziò ben 115 anni fa, e l’attuale Società ha ritenuto importante assumere nel proprio nome la data di fondazione, per cui il nome ufficiale del sodalizio lariano è Como 1907. Ai suoi esordi la denominazione scelta fu Como Foot-Ball Club, che, dopo le fusioni, prima con il Club studentesco Minerva nel 1911 e poi con l’Esperia nel 1926, divenne l’Associazione Calcio Comense, rinominata successivamente Associazione Sportiva Como nel 1936. Nel 1938, dalla fusione con l’A.S. Ardita di Rebbio, nacque la Sportiva Como, divenuta poi Associazione Calcio Como ed infine Como Calcio S.p.A. nel 1970. Nella sua pluricentenaria storia il sodalizio lombardo ha disputato 14 campionati nella massima Serie, l’ultimo dei quali nella stagione 2002-2003 e 42 campionati della seconda Serie nazionale. Il suo miglior risultato di sempre fu il sesto posto ottenuto al termine della sua prima stagione in Serie A. Arrivando ai giorni nostri, c’è da registrare forse il periodo più buio per i biancoblu, risaliti solo due stagioni fa in cadetteria, dopo diversi anni di purgatorio, che li ha visti tra il 2004 ed il 2016/17 vivere ben due fallimenti (ed un esercizio provvisorio) oltre alla difficoltà di dover ripartire umilmente dalla Serie D (noi ne sappiamo qualcosa e possiamo ben comprendere). In realtà il “miracolo” si è concretizzato solo negli ultimi tre anni, grazie all’avvento di una proprietà straniera, che ha rilevato il Club: l’inglese Sent Enterteinment, società con sede a Londra ma con cuore pulsante in Indonesia. Dietro ad essa vi sono, infatti, i fratelli Hartono, Budi e Bambang, meglio conosciuti con i loro nomi occidentali Robert e Michael, capostipiti di una famiglia che deve le sue fortune al commercio del tabacco nel continente asiatico, ma anche e soprattutto agli investimenti sulla Banca Centrale d’Asia, fatti successivamente. Oggi sono a capo di un impero da 40,2 miliardi di dollari e secondo Forbes i due fratelli indonesiani rientrano nei vertici della classifica degli uomini più ricchi al mondo, rispettivamente all’86° e 89° posto e 3° e 4° nella speciale classifica dei proprietari sportivi più facoltosi dell’intero pianeta. Giusto per dare qualche termine di paragone sempre scorrendo Forbes (graduatoria pubblicata nel 2021) Roman Abramovich (ex Chelsea) era 142° con 14,5 miliardi; Silvio Berlusconi (Monza) e famiglia 327° con 7,6; Zhang Jindong (Inter) 339° con 7,4; Rocco Commisso (Fiorentina) 352° con 7,2. Se, dunque, la proprietà è la più ricca in assoluto dell’intero panorama sportivo italiano, ciò non significa che si sia data alle spese folli per la squadra lariana: gli investimenti nel Como sono stati fino all’anno scorso contenuti, vale a dire 6 milioni di euro nel giro di due anni. Questo quanto si evince dai bilanci della società chiusi il 30 giugno 2019 e il 30 giugno 2020. Giusto per fare un parallelo, Berlusconi aveva investito nel Monza, nei suoi primi due anni di gestione del club brianzolo, più del triplo rispetto all’investimento degli Hartono, senza contare la terza stagione, la prima di B, dove lo sforzo del gruppo Fininvest era arrivato ben oltre i 40 milioni di euro. La facoltosa proprietà lariana naturalmente sostiene economicamente il Club, ma non si disperde in spese pazze e a volte inutili, come spesso capitato in passato a molte altre proprietà con le stesse caratteristiche. Quindi i risultati sportivi ottenuti, sono arrivati non già grazie allo strapotere economico, ma per via della equilibrata struttura societaria e ad investimenti oculati e mirati. Così, ad esempio, a parte il progetto di ristrutturazione dello stadio Sinigaglia, qualche mese fa la Società è passata ai fatti, rilevando all’asta il Centro Sportivo comunale di Mozzate, che già da questa stagione diverrà la sede e il campo di allenamento della prima squadra. L’amministratore delegato, nonché presidente Dennis Wise (ex bandiera e capitano del Chelsea) nella circostanza ha dichiarato: “Essere proprietari di un centro sportivo rappresenta il punto di partenza per costruire un club solido, con una visione a lungo termine e una progettualità di ampio respiro”. Suggeriamo, dalle parti di Via degli Stadi, a Cosenza, di prendere appunti e cominciare a pensare di andare oltre l’investimento sui seggiolini o le convenzioni per l’affitto dei campi d’allenamento di proprietà di altri! Da quest’anno, tuttavia, la Società lariana ha deciso di dare una sterzata al suo modus operandi, decidendo di alzare l’asticella sia sul piano degli obiettivi tecnici (ora la A è nel mirino) che su quello del marketing e della composizione societaria. In tal senso giova segnalare il singolare caso di Como Tv, la piattaforma webtv, che non si limita a fare da megafono all’attività della squadra ma trasmette anche le dirette di eventi calcistici internazionali, come è avvenuto con le qualificazioni sudamericane al Mondiale 2022. Ciò si è reso possibile poiché l’anno scorso, la TV lariana è entrata a far parte del mondo Mola, TV on demand indonesiana (controllata tramite Polytron sempre dagli Hartono), che già dal 2021 era a sua volta diventata sponsor di maglia del Club biancoblu. Il disegno, per il Como, è la creazione di una media company. Progetto ambizioso che, per una compiuta riuscita, passa però dall’approdo in Serie A della squadra. Dopo la salvezza in B nella passata stagione, i colpi di questa sessione di mercato sono propedeutici al nuovo step del progetto. Su tutti, Cesc Fabregas diventato la cartolina che rappresenta tutto il senso dell’operazione Como. L’ex centrocampista di Arsenal, Barcellona e Chelsea, peraltro, così come fatto pure dall’amico – ed altro nome piuttosto noto nel mondo del calcio – Thierry Henry, ha rilevato una quota di minoranza della Società, dichiarando: “Investirò nel Club diventando socio. Voglio puntare verso l’alto con questo Club e raggiungere traguardi sempre più importanti. Futuro da allenatore? Sì, mi piacerebbe. Non è il motivo per cui sono venuto qui, ma sicuramente mi tornerà utile in futuro. Conoscerò anche il calcio italiano che è più tattico e mi piace molto“.

A guidare le ambizioni del Como dal punto di vista del progetto tecnico, troviamo ancora il 39enne Carlalberto Ludi, il quale era stato riconfermato l’anno passato per 2 anni, dopo un analogo periodo già trascorso in riva al lago che è coinciso con il doppio salto di categoria dei lariani dalla D alla B, nella duplice veste di direttore generale e sportivo. In principio di stagione era stata confermata anche la guida tecnica in panchina, dopo gli eccellenti risultati ottenuti prima con la promozione in B e poi con l’ottimo campionato della scorsa stagione: parliamo del comasco doc – ex giocatore da capitano e pure gran tifoso degli azzurri lombardi – Giacomo (Jack) Gattuso, che aveva ottenuto pure lui altri due anni di contratto, l’anno scorso. Tuttavia il tecnico, messo di fronte ai rinnovati ambiziosi obiettivi societari, pare non abbia retto sul piano nervoso a tutta questa pressione (Serie A nel mirino), d’altronde nonostante la città lo ami, evidentemente da lui ha preteso sempre di più (lo scrivevamo poco sopra: lui è anche comasco, immaginatelo al bar o al ristorante…), pertanto dopo appena una giornata di campionato (partita col Cagliari) si è dato malato, ha mandato avanti il suo secondo, prendendosi tempo per riflettere. Ma senza il suo condottiero in sella la squadra ha sofferto tanto e reso pochissimo, tant’è che dopo le prime sei giornate non ha mai vinto (anche se con Cagliari e Pisa c’è andata molto vicino) collezionando la miseria di tre punti, frutto di altrettanti pareggi ed altrettante sconfitte. La Società quindi constatata la natura e la durata indefinita dei problemi del tecnico è corsa ai ripari e nove giorni fa, sfruttando proprio la pausa per le nazionali ha annunciato che Gattuso veniva sostituito con Moreno Longo. In precedenza scrivevamo che le rinnovate ambizioni del Como si sono intuite dal calciomercato condotto nella sessione estiva, da come è composta la squadra. In estate si è scelto di scommettere su Ghidotti tra i pali, con alle sue spalle l’esperienza di un fresco ex della partita come Vigorito. Abbiamo detto di Fabregas, al quale si aggiungono Baselli, Cutrone ed il “fenomeno” irlandese Kerrigan, i quali costituiscono, per la serie B, colpi clamorosi, anche se però dovranno adattarsi al campionato. Perfetti gli innesti di Mancuso, Faragò e Da Riva, interessante la scommessa Ambrosino. Cruciali per la continuità tecnica i ritorni di Vignali e Ioannou ed il riscatto di Cerri dal Cagliari. Binkse e Odenthal sono invece da scoprire. I nuovi innesti hanno aggiunto valore ad una rosa già solida dall’anno scorso che, oltre ai già citati Cerri e Vignali, poteva e può ancora contare su elementi importanti come Scaglia, l’ottima ala sinistra di categoria Moutir Chajia, l’ex genoano Parigini, i centrali di centrocampo Bellomo e Arrigoni, senza dimenticare la punta Gabrielloni (e chi se lo scorda? Nell’ultimo precedente di cui si è raccontato in premessa, ci ha rifilato una doppietta). Gli addetti ai lavori, come buona parte dei tifosi, si sono detti molto soddisfatti della sessione estiva del mercato lariano (la Gazzetta dello Sport, nel suo pagellone, ha assegnato un 8 pieno al lavoro del DS Ludi). La rosa così assortita dopo la chiusura di mercato, risulta oggi composta da 32 elementi ed è particolarmente equilibrata sul piano anagrafico (età media di 25,8 anni, leggermente al di sotto del dato generale medio della Serie B, di 26 anni); essa ha un valore totale valutato in 26,4 milioni di euro (ben 10 di più rispetto allo scorso anno) ed infine ha una vocazione meno italiana rispetto al passato, avendo il 28,1% dei suoi calciatori di nazionalità straniera (9 in totale, contro i 4 dell’anno scorso).

Detto della rosa e delle potenzialità che essa presenta, procediamo adesso con l’analisi tattica ed andiamo a scoprire come farà giocare il suo Como mister Longo. Intanto, cominciamo col dire che l’allenatore 46enne nativo di Grugliasco per non stravolgere gli equilibri consolidati nella gestione Gattuso, pare rinunci all’impostazione difensiva a tre che aveva contraddistinto la sua esperienza ad Alessandria: pertanto niente 3-4-1-2, diventato marchio di fabbrica degli Orsi. Stando alla prima uscita degli azzurri sotto la guida del tecnico piemontese, l’amichevole disputata al Sinigaglia giovedì della scorsa settimana contro il Fleetwood Town (affermazione dei lariani per 5-1), squadra che milita nella terza serie inglese (l’equivalente della nostra serie C), la retroguardia si è schierata a quattro, con il centrocampo a tre, anzi a quattro, se si considera che il trequartista fa da vertice alto al rombo con il quale – sembrerebbe (anche dagli allenamenti disputati) – che Longo proverà a debuttare in campionato, domani sera a Cosenza. Stiamo parlando quindi di un 4-3-1-2.Un ritorno al passato, per il mister ex Toro, poiché ai tempi in cui vinse lo scudetto, da allenatore, con la Primavera dei Granata del capoluogo sabaudo, i suoi schemi prevedevano proprio la linea difensiva a quattro ed una filosofia di gioco dove, più ancora che essere belli – per sua stessa ammissione – contava rendere poco belli gli avversari, limitarli nelle loro qualità e nei loro uomini migliori. Uno dei principi cardine di Longo è una manovra molto ragionata, con le sue squadre che lui vuole molto capaci nel possesso palla ed in grado di effettuare spostamenti rapidi del pallone da una zona all’altra del campo, senza rinunciare all’agonismo, alla corsa, ad intensità di gioco e ad una pressione alta, nella metà campo avversaria. Così ad esempio, l’anno scorso, quando andava in transizione positiva (recupero del pallone), il suo Alessandria preferiva più il consolidamento del palleggio che la giocata veloce in verticale. Altra costante che abbiamo riscontrato nelle squadre dell’allenatore ex Frosinone, in fase di possesso i difensori durante l’impostazione salgono sulla stessa linea del vertice basso di centrocampo, il playmaker, dandogli alternative sulla prima giocata. Inoltre, Longo vuole reparti più vicini, squadra più compatta, e l’inserimento sistematico di una delle due mezzali a occupare spazio in area. In fase di non possesso il nuovo mister lariano chiede alla linea difensiva di spostarsi con movimenti molto flessibili per passare da una linea a quattro, ad una a cinque: così, quando sull’esterno avversario esce il laterale di posizione, l’opposto (cioè l’altro terzino) si abbassa sempre formando con il mediano, anch’egli molto basso – appena davanti ai difensori -, una linea difensiva composta da cinque uomini. Più si avvicina alla propria area, più la squadra crea densità portando progressivamente la linea fino a sei difendenti e mettendo sempre davanti ad essa una delle due mezzali per il recupero delle seconde palle e sporcare le giocate in verticale degli avversari. In transizione negativa, appena perso il possesso del pallone, il tecnico chiede ai suoi giocatori di esercitare un pressing ultra offensivo. La fase difensiva è stata finora il vero tallone d’Achille del Como, a causa della quale la squadra già di Gattuso ha sinora subito ben 11 reti al passivo, e sarà sicuramente l’aspetto su cui Longo ha sinora di più lavorato e su cui concentrerà maggiormente i suoi sforzi. Certo, la partita con il Cosenza costituirà un banco di prova importante per Longo sul piano tattico, non solo perché sarà il suo esordio in casacca azzurra, ma anche perché comincerà a misurare in una gara ufficiale i suoi uomini in un contesto tecnico dove l’ex Dionigi cura molto attentamente proprio la fase difensiva, aspetto sul quale il trainer dei Lupi si è sinora maggiormente focalizzato. Il tecnico dei lombardi d’altronde è ben consapevole delle insidie che si possono nascondere nell’affrontare i rossoblu: “Per come è stato costruito, e per quanto abbiamo potuto vedere, il Cosenza concederà davvero pochi spazi. Dovremo essere bravi ad attaccare una squadra che ci concederà poco campo. Sarà diverso lavorare in spazi stretti”. Ed ancora:  “E’ una squadra che conosco bene: è un ambiente caldo, lo stadio è passionale. La squadra è stata costruita bene ed è allenata con idee. Sanno stare stare bene in campo e hanno l’atteggiamento per la B: lottano, corrono e ci credono sempre. E diventano anche “sporchi” quando serve. Da parte nostra mi aspetto una risposta importante, sulla base degli aspetti su cui si abbiamo lavorato”. Certo è che Longo conosce Dionigi e, nella “partita a scacchi” tra i due tecnici vedremo domani se, effettivamente, il mister rossoblu di Modena imposterà la gara come fatto finora, cioè più attento alla fase difensiva che a quella offensiva, come pensa Longo, o piuttosto vorrà sperimentare nuovi schemi, magari mettendosi a specchio (4-3-1-2) sorprendendo così il tecnico dei lombardi.

Il probabile 4-3-1-2 (rombo) di Longo

A proposito di moduli, andiamo ad ipotizzare la disposizione in campo che Moreno Longo vorrà impostare per il suo debutto sulla panchina comasca. Gli azzurri, che si sono allenati durante la sosta a ranghi completi (fatta eccezione per Kerrigan, Iovine e Bellomo) probabilmente verranno schierati come già avvenuto in campionato contro la S.P.A.L. e quindi in amichevole col Fleetwood Town, vale a dire col 3-4-1-2. Va da se che sarà strategica la posizione di Fabregas, il quale potrebbe essere chiamato ad occupare tanto il vertice basso, quanto quello alto del rombo, quindi sia come play basso, davanti alla difesa, ovvero come trequartista alle spalle delle punte. Propendiamo più per questa seconda soluzione. Ma andiamo con ordine. Tra i pali, a difesa della porta dovrebbe essere confermato portiere titolare Simone Ghidotti, anche se per tutto il secondo tempo della già citata amichevole di giovedì della scorsa settimana ha difeso i pali l’ex Mauro Vigorito, che è quindi pronto a soffiare al compagno la titolarità nel ruolo di portiere. A protezione del goalkeeper verrà schierata dunque una difesa a quattro che, da destra a sinistra, dovrebbe vedere in campo Vignali, Binks e Odenthal coppia di centrali (con Scaglia pronto a subentrare) ed infine sull’out di sinistra, l’ottimo Ioannou (reduce dagli impegni con la nazionale di Cipro, dove si è particolarmente distinto). Per quanto concerne la mediana a tre, come mezzala sinistra potrebbe essere schierato Blanco (ovvero Cagnano), mentre la casella da play, vale a dire il vertice basso del rombo dovrebbe essere riempita da uno tra i due ex Cagliari Baselli (crediamo che la scelta possa ricadere su di lui) o Faragò (a meno che Longo non opti per la già descritta soluzione Fabregas), mentre Chajia potrebbe giostrare da mezzala destra. Come vertice alto del rombo, in posizione da trequartista dietro le punte vedremo con ogni probabilità Fabregas (anche se il ruolo potrebbe essere coperto anche da Chajia, qualora il campione spagnolo venisse dirottato davanti alla difesa). Infine il tandem d’attacco, posto che Cerri non è al meglio e dovrebbe inizialmente accomodarsi in panchina, vedrà il temibile Cutrone affiancato dall’esperto Mancuso con Gabrielloni ed il giovane scuola Napoli Ambrosino (fresco di convocazione nella Nazionale Under 20) pronti a subentrare.

In conclusione, passiamo a curiosità, varie ed eventuali… Abbiamo detto come, nel corso della partita di domani sera, che sarà valida come anticipo della 7a giornata di Serie B e che si disputerà al San Vito – Gigi Marulla con calcio d’inizio alle ore 20:30 ci sarà il debutto in campionato sulla panchina degli azzurri lombardi del tecnico Moreno Longo. Ma non è l’unico esordio di giornata, giacché, prima della sosta delle nazionali, erano saltate pure le panchine di Pisa, dov’è stato richiamato il tecnico D’Angelo, Benevento, che vedrà dopodomani dirigere per la prima volta i sanniti il campione del mondo e Pallone d’Oro Fabio Cannavaro ed infine pure quella del Perugia, che vedrà l’avvento di Silvio Baldini. Sempre trattando di tecnici, il nostro mister, Davide Dionigi è un ex avendo giocato tra il 1994 ed il 1996 per i lariani. Dall’altra parte, un fresco ex (ne abbiamo già detto) è Mauro Vigorito. A proposito di ex, avantieri è morto, all’età di 85 anni, Giancarlo Beltrami, mediano che negli anni sessanta, per una stagione militò tra le fila dei Lupi, per poi diventare direttore sportivo dei lariani in due occasioni, negli anni settanta e nei novanta. Per quanto riguarda i precedenti all’ombra della Sila tra le due formazioni, gli azzurri di Como sono riusciti ad espugnare il San Vito in un’unica circostanza, quando nel settembre del 2001 si imposero per 1 – 4 con doppietta di Lulù Oliveira. Per il resto negli altri sei incontri disputatisi tra le due squadre sono arrivati altrettanti successi per i Lupi, tra i quali vogliamo ricordare quello della stagione di B ’89/’90, quando a segnare la doppietta che regolò i lariani fu Padovano, oppure la vittoria nella finale di ritorno di Coppa Italia di C che ci regalò il trofeo. Quindi, con la dovuta scaramanzia, i favori del pronostico sono appannaggio dei rossoblu (ci presentiamo alla gara anche con classifica e differenza reti decisamente migliori rispetto a quelle dei lombardi) e questo è pure certificato da una leggera preferenza assegnata dalle quotazioni dei bookmakers – invero mai teneri con i nostri colori – che quotano la vittoria del Cosenza, quindi il segno 1 tra 2,48 e 2,60; il segno X è quello che secondo i bookmakers più difficilmente si verificherà, essendo da essi quotato tra 3,05 e 3,28; infine il 2 con la vittoria del Como, che viene pagata leggermente meglio di quella dei Lupi, cioè tra 2,65 e 2,85 volte la posta puntata. Andiamo adesso a vedere a chi è stata affidata la direzione arbitrale della partita di domani sera: si tratta del sig. Ivan Pezzuto di Lecce. A coadiuvare il lavoro del direttore di gara come assistenti sono stati designati i sigg. Luca Mondin di Treviso e Orlando Pagnotta di Nocera Inferiore. Il quarto uomo sarà il sig. Luca Angelucci di Foligno. Al VAR è stato designato Daniele Doveri di Roma che avrà come assistente Giacomo Paganessi di Bergamo. Chiosiamo sperando che il Cosenza, sostenuto dai tanti tifosi (almeno tra i 6 ed i 7.000 attesi domani al Marulla) riesca a riscattare la sconfitta patita nell’ultima partita casalinga contro il Bari, possa esprimere un buon gioco e soprattutto ritornare alla vittoria, che ormai manca da oltre un mese (era il 21 agosto quando battemmo il Modena), attraverso un gioco che finalmente favorisca la manovra offensiva, alimentando le azioni degli attaccanti. Che Alarico ci assista!

Sapiens

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