LOOP TEMPORALE

Rivivere continuamente la medesima giornata, la medesima ora, la medesima serata è sempre uno strumento per arrivare ad una conoscenza superiore

Ecco, noi tifosi del Cosenza ci troviamo imprigionati – soprattutto in questi ultimi 5 anni di B – in un vero e proprio loop temporale: rivivere continuamente la medesima annata calcistica, assistere ai medesimi madornali errori, alle solite manfrine societarie, agli ormai “ordinari” miracoli che salvano la categoria… senza poter minimamente aspirare ad un’evoluzione personale del proprietario del vapore che ci sleghi dalle catene che ci attanagliano.
E’ ormai assodato che manchi qualsivoglia volontà di invertire la rotta da parte del patron, perché questo stato di cose fa gioco soltanto a lui, concedendogli enormi benefici economici e tappeti rossi su cui incedere con passo regale per stringere mani e dispensare sorrisi a chicchessia: “viva la Calabria!!”.
Normalmente, in una visione ordinaria della vita, ripercorrere le medesime esperienze negative conduce senz’altro a calibrare i propri comportamenti in un’evoluzione personale che produrrà immancabilmente l’azzeramento degli effetti nefasti del proprio agire… per il Cosenza Calcio questo assioma non vale.
Anche gli animali, non dotati di ragione, difficilmente compiono 2 o 3 volte di seguito il medesimo errore… ma allora, mi chiedo, perché una persona dovrebbe SEMPRE reiterare gli stessi sbagli?
Probabilmente perché non si tratta di errori, ma di comportamenti voluti e debitamente soppesati.

La variabile fortuna viene in soccorso agli audaci – come recita il celeberrimo adagio latino – e l’audacia di certo non latita dalle parti di via degli Stadi, visto che ci si affida annualmente a campagne acquisti scalcinate, trainers ai margini del calcio che conta e in cerca di riscatto, direttori sportivi “yes man” senza grilli per la testa… chiaramente ci si guarda bene dall’assoldare un direttore generale, ma non tanto per il costo del suo stipendio, piuttosto perché avrebbe “potere decisionale e di firma” e questa circostanza è lontana anni luce dalla mentalità di chi è abituato ad accentrare ogni decisione e pretendere di avere l’ultima parola su ogni aspetto societario che possa comportare esborsi di denaro.
Ma davvero speriamo ancora di vedere un cambiamento nella gestione societaria?
L’unico punto fermo, teorema indiscusso su cui si fonda la gestione societaria, è solo e soltanto uno: ALZARE OGNI ANNO L’ASTICELLA DELLA DIFFICOLTA’ DI GUADAGNARE LA SALVEZZA. Destinare al budget per squadra e staff le briciole, improntare una campagna acquisti all’acquisizione di profili che comportino contributi da parte delle squadre di provenienza e/o dalla lega, acquistare (perché, purtroppo per il presidente, il ricorso ai prestiti over è stato limitato di molto dalle nuove norme federali) prospetti in cerca di rilancio, in ripresa da gravi infortuni, provenienti dalle serie minori… cioè tutto tranne che calciatori di categoria.
Il DS coi 12 spicci ricevuti deve fare di necessità virtù, avendo accettato già al momento della firma di percorrere la sua via crucis professionale sperando in una luce in fondo al tunnel che possa rilanciarlo nel calcio che conta, quello, per intenderci, fatto di società normali, non necessariamente di compagini di A o B, perché esistono – eccome se esistono – molte società di C che hanno organizzazione, strutture e budget da far impallidire il genio imprenditoriale del nostro manager dell’immondizia.
E allora, cari tifosi cosentini, si fa sempre più strada in me la sensazione che l’unico modo per assistere ad un cambiamento della gestione societaria sarebbe, ahimè (e lo dico con la morte nel cuore), un reset totale… e purtroppo mi sto convincendo che non abbiamo altra speranza.
Il Cosenza Calcio, per come viene maldestramente gestito, è un malato terminale, tenuto in vita attraverso cure palliative, che dopo anni e anni di sofferenza agogna l’eutanasia.


Andare avanti così non ha senso, tra prese per i fondelli ai danni di una tifoseria un tempo fiera e ribelle (oggi colpevolmente assente), derisioni sui media nazionali, figuracce epocali sul terreno di gioco… tanto è solo questione di tempo (l’unico oggettivamente galantuomo), quando arriverà il nostro momento di retrocedere in serie C, la fine sarà compiuta.
Fare l’imprenditore nel mondo del calcio richiede competenza, chi non ce l’ha deve affidarsi a gente esperta, non si può ridurre il tutto ad una gestione da bottega di bassifondi in cui si litiga per ottenere qualche spicciolo in più di guadagno, perché tanto si sa che la bottega non potrà avere lunga vita.
Eppure, stranamente, una via d’uscita ci sarebbe e manco difficile da percorrere: la cessione della società.
Molte sono state le richieste, da parte di gruppi locali, nazionali ed esteri, ma mai andati a buon fine perché nessuno compra a scatola chiusa… necessita la due diligence, serve mettere sul tavolo tutto ciò che si nasconde nelle pieghe del bilancio, certamente pubblico, ma non completamente intellegibile.
Ma poi c’è sempre qualcuno che preferisce far proprie le dichiarazioni del patron, bollando come “avventurieri e poco seri” i promissari acquirenti, senza cercare di capire (o forse ben sapendolo…) qual è in reale problema della mancata gestione societaria.
Qualcuno continua a chiederci di pubblicare il canonico articolo annuale sul bilancio, ma rimangono tante riserve dovute a complessi discorsi e ragionamenti che scaturiscono da una disamina attenta e analitica di quanto in esso contenuto (e come) e di quanto in esso non contenuto. Ci stiamo pensando molto… se, in via del tutto ipotetica, dal discutere pubblicamente di certe cose e dal rimarcarne altre dovessero sorgere problemi, non sappiamo immaginarne le conseguenze. E non lo vorremmo mai, non per alcuna faccenda che riguardi il nostro Cosenza. Perciò quest’anno siamo ancora mortalmente indecisi.
La fortuna ci sta aiutando, ed anche tanto, ma non potrà venirci sempre in soccorso, perché esistono delle regole ed il deus ex machina distributore di fortuna prima o poi dovrà preferire altri a noi, manco lui ha potere decisionale assoluto, c’è sempre qualcuno al di sopra che decide, piaccia o meno.
Il tempo è in scadenza, se non sapremo camminare con le nostre gambe e le nostre forze, senza confidare in miracolosi aiuti esterni, a breve saremo destinati a perire.

Il Cigno di Utrecht

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