TESTIMONI DI GENOVA

Genova, lunedì 6 marzo 2023 è l’orrore.
Siamo tutti d’accordo, no? Lo abbiamo visto tutti. L’orrore.
Quando vinciamo una partita – ancor di più quando a fine stagione cogliamo un’insperatissima salvezza – ditemi se non è vero che ricordiamo da vicino quel calabrone che non lo sa (che la sua struttura corporea è inadatta al volo) e vola lo stesso. Davvero, quanto miracoloso ci appare il risultato, al fischio finale quelle rare volte in cui vinciamo o al termine del campionato quando scopriamo che l’anno prossimo gioco di sabato? Quanto caduto dal cielo?
Prestiti, svincolati a fine corsa, miracolati del calcio. Vallocchia, Panico, Vera, Kristoffersen, a quanta gente inadeguata abbiamo concesso l’incredibile ebbrezza di militare nella serie B italiana? A quali incredibili logiche (in cui la resa sul campo era tutt’altro che la priorità) ha risposto il 99% delle nostre operazioni di mercato?
E alla fine ce l’abbiamo fatta, incredibilmente, senza saper spiegare come, quasi sempre. E la volta che non ce l’abbiamo fatta, il caso Chievo e la riammissione. E noi siamo lì, ad abbracciarci (come il 31 luglio del 2020, ancora sostanzialmente in piena pandemia – ma allora non ci avrebbe fermato nemmeno la lebbra; o come la notte di Cosenza-Vicenza, nove mesi fa), increduli e felici. Ad abbracciarci in lacrime, persino commossi.
Siamo metafisica.
E così eccoci qui, un Genoa dopo, un orrore tattico, tecnico e mentale dopo (lei ieri ci ha fatto beccare quattro pappine: sia gentile); il mercoledì successivo al nostro personale lunedì delle ceneri, quando Viali ci ha consegnato all’armata del Grifone schierando tutta la squadra a difesa di una porta che anche Ray Charles vedeva sarebbe comunque capitolata lo stesso. Abbiamo lasciato solo coso, lì, Dragusin, sull’uno a zero? Dettagli. Potevamo anche marcarlo bene e rinviare su quel cross – avremmo preso l’uno a zero due, cinque, dieci minuti dopo. Se ti porti l’avversario in casa, se lo aspetti dentro la tua area senza dare segno di poter almeno essere minimamente pericoloso in contropiede, se con la palla nei piedi tutto quello che sai fare è buttarla avanti verso il nulla (vero, Rispoli? Ma l’esterno non è certo più colpevole di altri), è ovvio che il gol prima o poi entra lo stesso anche se ti difendi vigliaccamente in undici. Anzi, i gol. Altri quattro lunedì.
Tutti sulla coscienza di Viali, altro che Dragusin smarcato o Calò.
Ed eccoci qui, allora, uno scempio dopo. Eccoci qui, nella perfetta condizione mentale per sapere che niente e nessuno potrà salvarci dalla serie C, che il nostro posto in cadetteria sarà preso dal Catanzaro. Eccoci qui, nella precisa disposizione d’animo secondo cui, se alla fine noi ci salvassimo, accoglieremmo la notizia della salvezza più con sbigottimento e stupore che con gioia.
Eccoci qui, a chiederci che ne sarà di noi mentre domenica ci aspetta la Spal.


Ripenso al calciomercato, al faremo di tutto per salvare la serie B, a Saliamihdzic, a Zarate 35enne fermo da mesi, a Finotto che in carriera non ha segnato mai, a Marras fuori rosa a Bari; ma anche a Micai che ha firmato a titolo definitivo, sì, ma fino a giugno. Faremo di tutto per salvare il patrimonio della serie B e mantenere la categoria… sciacallo bugiardo e parolaio, tu, tutta la razza tua e chi ti regge ancora il gioco. Faremo di tutto – ed eccoci qui ad affrontare la Spal con una squadra che anche dopo il calciomercato di riparazione, condotto tra prestiti, svincolati e gente fuori rosa, non sa mettere in fila due passaggi (riguardatevi quello che siamo stati capaci di combinare dopo tre minuti a Genova e che razza di calcio d’angolo abbiamo regalato) ed è guidata in panchina da un allenatore tremante e più inadeguato dei suoi calciatori. Uno che ripete sempre gli stessi errori anche se ci sbatte col muso dieci volte, ma a questo ci avevano già abituato i vari Occhiuzzi e Dionigi. Uno che si presenta in casa della seconda forza del campionato (a fare le barricate) concedendogli il centrocampo e lasciandogli la palla al limite della nostra area, forse temendo di prenderne cinque anziché quattro.
Hai visto mai si fosse scoperto troppo.
Faremo di tutto per restare in serie B… ma semmai dovremmo fare di tutto noi per farti restare definitivamente a Lamezia. Guardalo bene questo scempio, guardalo. Ammira la tua opera. Ci e ti ride dietro tutta la cadetteria, ci e ti ride dietro l’Italia intera. Con cosa siamo in linea stavolta, con la recessione, con la guerra russo-ucraina, con cosa?
C’erano oltre mille cosentini a Genova, come a Como, come ovunque in tutte le trasferte. Testimoni tutti dell’ennesima vergogna. Mille e passa chilometri hanno attraversato per essere lì con le nostre bandiere, con i nostri colori, e cosa gli hai propinato? Una squadra raccattata al mercato delle pulci e un allenatore che faticava già in serie C ad avere uno straccio di personalità – e in mezzo un direttore sportivo che ancora non si capisce quanto di suo ci abbia messo e dietro quanti e quali acquisti potrebbe davvero mettere il suo nome. Una squadra inferiore al Genoa, e per quello avremmo messo tutti la firma. Una squadra di almeno una categoria inferiore al Genoa, e già quello sarebbe poco tollerabile. Una squadra che, a conti fatti, è inferiore a TUTTE le altre 19 squadre messe in piedi dalle altre 19 società di serie B, e questa è un’offesa inaccettabile al nome di Cosenza.
Mille, a mille chilometri da Cosenza, testimoni oculari di una vergogna, per assistere all’ennesimo orripilante sconcio – e tu intanto incassi. Persino il calciomercato volevi che te lo pagassero gli sponsor (e siccome si sono rifiutati, tu giustamente per il calciomercato non ci hai messo un centesimo… faremo di tutto, vero?), però tu intanto incassi. Una società ha entrate e uscite, e tu però intanto incassi le entrate (e le uscite finiscono chissà dove: non certo in calciatori di serie B).
La pandemia, la guerra, la fame, la siccità, le cavallette, le nottue, i seggiolini – però tu intanto incassi.
E ancora qualcuno si chiede perché il tifo diserta le partite casalinghe? Ancora qualcuno finge di non aver capito che la tifoseria di una provincia intera rivuole indietro la propria dignità? Ancora qualcuno dice di stringersi intorno alla squadra? Ancora i conti si fanno alla fine? Questa è la fine, ignavi. La fine di tutto. Ma non le vedete, le scene da basso impero? I barbari per le strade, i templi fatiscenti, la decadenza dei costumi?
Ma non lo vedete, che è finito tutto?
Salvarsi o retrocedere, cosa conta? Ti salvi, sì, te lo concedo. Spal, Benevento, Venezia, Perugia, impazziscono, crollano tutti, penalizzano la Reggina, la escludono dal campionato, infine ti salvi. Poi? A giugno, a luglio prossimi? Te lo dico io, poi: nessuno farà i conti. A giugno, a luglio prossimi, avremo altre parole (faremo un grande Cosenza), altri Dionigi, altri Panico, altri Vallocchia, altri servi che minacceranno in privato e scriveranno in pubblico vediamoli giocare prima di giudicarli, poi la crisi di ottobre, poi trascinarsi disperatamente fino a gennaio, poi di nuovo stavolta vanno presi subito 4-5 giocatori di categoria, poi altri Saliahmidzic, altri Finotto, un altro Zarate magari, poi di nuovo e i soldi chi me li dà?, e via così.
Non lo vedete che è la fine?
Non vi rendete conto che anche salvandosi, cosa che mi auguro follemente, sarebbe lo stesso la fine?
Non capite che la fine non è un muro dove schiantarsi e almeno avere la pace di morire e amen – ma questo ciclico ripetersi del nulla, dell’orrore, della vergogna?


E i soldi chi me li dà?
Ho un’idea, fatteli dare dalla 4EL Group e dal suo padrone, lì i soldi li trovi sicuro: fidati che li trovi lì, lo sappiamo, non abbiamo l’anello al naso. Anzi, fai una bella cosa: cambia nome alla squadra (e colori e simbolo: quelli li lasci a noi, non ti appartengono), chiamala proprio 4EL Group, e vattene a giocare nel campionato delle holdings, se esiste.
E pure la spazzatura, possibilmente, vattela a raccogliere a Lamezia.

NubeDT

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