#111 -WAITING FOR THE BARBARIANS: BRESCIA.

Buona Pasqua a tutti, e speriamo che la gioia di oggi per noi tifosi abbia un seguito anche nella giornata di domani. La Pasquetta infatti riaprirà il campionato di Serie B dopo la sosta, ed i nostri Lupi dovranno incrociare i tacchetti con una squadra con cui dalla fine dell’anno scorso il nostro destino si è incrociato spesso. Il Brescia. Il match inzierà alle 15 (ancora una volta i diritti televisivi hanno avuto la meglio sulle esigenze dei tifosi!) al San Vito/Marulla, e sappiamo tutti benissimo che ci saranno molte dinamiche extramatch che accompagneranno questo confronto. Ma veniamo all’incontro di domani ed alla consueta presentazione dell’avversario.

Il Brescia Calcio nasce nel lontano 1911 diventando, ben presto, il primo Club calcistico della cittadina lombarda, oltre ad essere uno tra i più longevi della propria provincia. Nella sua storia vanta la vittoria di due campionati di Serie C (1939 e 1985) torneo dove ha partecipato per sole quattro edizioni, quattro affermazioni nel campionato di Serie B (1965, 1992, 1997 e 2019) dove ha preso parte per ben 65 volte, grazie alla riammissione di quest’anno, oltre ad un successo in campo europeo, vale a dire il Torneo Anglo-Italiano conquistato nel 1993 in finale a Wembley contro il Notts County. Nel campionato di massima Serie italiana la squadra lombarda ha fatto la sua apparizione per ben 33 volte (l’ultima delle quali nel 2019/20). Il miglior piazzamento in Serie A è il settimo posto della stagione 2000/01, quando, guidata dal Pallone d’oro 1993 Roberto Baggio, la formazione azzurra del compianto Carlo Mazzone (scomparso lo scorso 19 agosto) si qualificò per la Coppa Intertoto. In quest’ultima competizione raggiunse poi la finale, dove venne sconfitta, nonostante due pareggi, per la regola delle reti in trasferta, dal Paris Saint-Germain. Nel 2004/05, dopo quattro stagioni consecutive nel massimo campionato, il Brescia Calcio tornò tra i cadetti. Il ritorno nell’Olimpo del calcio italiano avvenne nella stagione 2009/10 al termine di una cavalcata trionfale, culminata nel successo ottenuto contro il Torino nella finale play-off, ma la permanenza in Serie A durò appena l’arco di una stagione.

Fino all’approdo a capo del Club dell’attuale presidente, Massimo Cellino, avvenuto nell’agosto 2017, che ha rappresentato un nuovo trampolino di lancio della Leonessa, capace di ottenere un’immediata promozione in Serie A, oltre che fautore della realizzazione del Centro Sportivo di Torbole Casaglia (croce e delizia per lui, per via di vicende giudiziarie al riguardo) e l’ammodernamento dello stadio Mario Rigamonti. Ai lombardi sono legate molte figure prestigiose del mondo del calcio italiano ed internazionale: con la tipica maglia azzurra con la “V” bianca sul petto hanno disputato diversi campionati, e partite, giocatori diventati mito e leggenda: per citarne solo alcuni, Altobelli, il già citato Baggio, Beccalossi, Hagi, Hamsik, Pirlo, Guardiola, Toni e persino due che poi sarebbero stati vincenti CT della Nazionale, come Valcareggi e Vicini. Tornando a Cellino, andiamo a capirne la solidità economica, quindi da dove deriva il suo patrimonio che negli anni gli ha consentito di poter fare calcio ad alti livelli. Insieme alla sorella fino al 2000 ha amministrato la SEM Molini Sardi, società che fa parte del Gruppo Cellino, una sorta di cassaforte di famiglia. Oltre alla SEM, del gruppo fanno parte altre sette aziende tutte sarde ad eccezione della francese TRANSGRAIN FRANCE SA, che si occupa della selezione e dell’acquisizione dei cereali indispensabili ai cicli produttivi di tutte le Società del Gruppo nonché della commercializzazione di cereali sui mercati internazionali. Nato a Cagliari nel 1956, ragioniere, Massimo Cellino ha frequentato per alcuni anni la Facoltà di Economia e Commercio. Negli anni settanta, interrotti gli studi, iniziò a collaborare con suo padre Ercole nella gestione delle Aziende di famiglia e, dopo avere ricevuto gravi minacce di morte, giovanissimo, si trasferì a Sidney, in Australia, dove stabilì proficui contatti con i maggiori produttori locali di cereali. Rientrato in Sardegna nel 1982, si dedicò a tempo pieno alle aziende di famiglia ristrutturando l’organizzazione delle vendite sul mercato interno sardo. Nel 1988 assunse la gestione del Gruppo Cellino e concluse importanti contratti di fornitura con Paesi nordafricani. In quegli anni le aziende del Gruppo hanno lavorato circa tre milioni di quintali di grano, tra i quali circa il 70% dell’intera produzione sarda, e venivano considerate il settimo importatore mondiale di cereali. Il Gruppo, che all’epoca contava su di un fatturato annuo consolidato di circa 400 miliardi delle vecchie lire, tra dipendenti (450) e lavoratori dell’indotto (valutabili in circa 1.200) costituiva una importante fonte di guadagno e di sopravvivenza per un numero considerevole di famiglie sarde. Per i successi conseguiti nel campo economico-industriale, nel 1994 l’Università statunitense Columbia University – New York gli conferì la Laurea Honoris Causa in Scienze Economiche, della quale è molto fiero. Alle spalle del Massimo Cellino presidente di calcio ci sarebbe quindi la solidità del Gruppo di famiglia, con il pallone che però da anni rappresenta una assoluta passione che gli ha dato anche una grande popolarità. Sin dall’estate del 1992, quando aveva acquistato il Cagliari Calcio dai fratelli Orrù per una cifra pari a 16 miliardi di vecchie lire. A capo del club sardo rimase per 22 anni, durante i quali i rossoblu isolani hanno disputato 17 campionati di Serie A (con un 6º, due 9° e tre 10º posti come migliori piazzamenti, oltre a due retrocessioni), 5 campionati di B (con due promozioni). Alla guida dei quattro mori ha inoltre raggiunto una semifinale di Coppa UEFA (1993/94) e due semifinali di Coppa Italia (1999/00, 2004/05). Nel 2014 Cellino ha ceduto il Cagliari all’attuale presidente Giulini per una cifra che, stando a quanto riportato all’epoca dai giornali, si sarebbe aggirata sui 40/45 milioni di euro. Quindi, il vulcanico presidente ha provato anche l’esperienza (fallimentare) oltremanica, al Leeds prima di rientrare in Italia, per acquistare il Brescia, quasi cinque anni fa, sborsando appena 6,5 milioni. I meglio informati raccontano che, prima di approdare in Lombardia, pare vi fosse un suo interessamento nei confronti proprio del nostro Cosenza, con un timido sondaggio, ma non se ne fece nulla. Stavolta non per volontà di Guarascio (una volta tanto non ha responsabilità), ma solo perché Cellino volse appunto il suo sguardo, nel frattempo, verso il Brescia, concludendone l’acquisizione. Protagonista di diverse vicende giudiziarie (già ai tempi di Cagliari), il presidente del Brescia l’anno scorso è stato ancora alle prese con la giustizia, riuscendo ancora una volta ad uscirne indenne.

Ma la stagione sportiva ne aveva risentito, fino ad arrivare allo spareggio giocato contro di noi, alla forte contestazione della tifoseria nei suoi confronti, mai sopita (proprio pochi giorni fa al Rigamonti sono stati affissi degli striscioni contro di lui) ed alla conseguente retrocessione in serie C, con i fattacci a noi ben noti dello scorso 1° giugno, che hanno determinato una serie di DASPO e (solo) due turni a porte chiuse per le Rondinelle nel proprio impianto sportivo, oltre alla sconfitta decretata a tavolino per 0-3. Tornando a Cellino, l’istrionico presidente è anche noto per i frequenti esoneri degli allenatori. Negli anni in cui ha fatto calcio in Sardegna, ben 27 trainer si sono avvicendati sulla panchina del Cagliari, per un totale di 36 cambi in panchina. Da quando ha rilevato il Brescia nel 2017, già 15 tecnici si sono seduti sulla panchina delle Rondinelle, oltre a quello attuale. Un’altra delle sue caratteristiche è la scaramanzia. Tra le sue fisse ci sono le bandane distribuite ai tifosi, l’obbligo di indossare il colore viola quando le partite si giocavano il venerdì 17, benedizioni e amuleti vari, spargere sale sul terreno di gioco, etc. Allo stadio Sant’Elia, ai tempi di Cagliari tanto per dirne un’altra, fece rinominare i seggiolini numero 17 come “16 bis”.

Non solo girandola di allenatori, ma pure di Direttori Sportivi, per Cellino, anche perché è uno che ama interessarsi direttamente del mercato e finisce per invadere il campo altrui. Così, due stagioni fa, dopo che la Leonessa era stata eliminata al primo turno playoff dal Cittadella, conclusa l’esperienza con Perinetti, nella successiva estate aveva deciso per un rinnovamento della rosa con l’obiettivo di puntare al ritorno in serie A. Sotto la guida inizialmente dell’attuale DS dei Lupi, Gemmi – dimessosi dopo appena 44 giorni – in principio affiancato dal giovane Christian Botturi, poi era rientrato Armando Ortoli, quindi a fine settembre era arrivato Marroccu, il quale a sua volta a fine campionato non era stato confermato, sostituito nella carica da un cavallo di ritorno, vale a dire Perinetti, già a Brescia due stagioni fa. Per questa stagione, infine, è arrivato l’ennesimo Direttore Sportivo, un altro ex rossoblu come Renzo Castagnini, il quale è dovuto a lungo rimanere con le mani in mano, a causa della vicenda-riammissione in B di cui abbiamo già detto in premessa. In realtà, il bravo dirigente, ha lavorato tutto questo tempo (dal 13 giugno al 30 agosto) molto bene, ma sotto traccia tant’è che, a parte gli arrivi prima della sentenza del Consiglio di Stato di Stato, come quello di Bjarnason (un ritorno, il suo) ed il prestito del giovane centrocampista Besaggio, quando ha avuto la certezza di poter costruire una squadra di B, sono fioccate le ufficializzazioni di calciatori di prima fascia come Dickmann, Moncini, Borrelli e Liotti (due ex). Comunque un compito difficile, quello di costruire così in ritardo una squadra quasi ex novo (noi ci passammo tre stagioni fa, o meglio, Goretti!) e renderla competitiva, anche perché dalla partita giocata contro di noi lo scorso 1° giugno, di quella squadra con la V sul petto – che comunque retrocesse -, se ne sono andati quasi tutti i pezzi più pregiati.

Così, ad esempio, il capocannoniere di quella squadra, Florian Ayé è stato venduto per 1,5 milioni all’Auxerre, Lobojko è finito a Terni, Niemeijer se n’è tornato nella sua Olanda, in Eredivisie. Hanno lasciato pure Scavone, Karacic, Adryan ed i tre prestiti arrivati a gennaio dal Lecce: Rodriguez, Bjorkengren e Listowsky. Quindi, se il Brescia dell’anno scorso ha conservato più o meno la sua fisionomia dalla cintola in giù, con i portieri Lezzerini e Andrenacci, i centrali Cistana ed Adorni, i terzini Mangraviti ed Huard, oltre al capitano e simbolo della squadra Bisoli, dalla mediana in su deve essere radicalmente rifondata. Grazie alla deroga concessa dalla Lega fino all’8 di settembre a Brescia e Lecco è stato consentito più tempo per fare mercato. Alla fine questo non ha inciso più di tanto per la compagine di Cellino, visto che al momento sono all’ottavo posto in classifica, pienamente in ballo per disputare i playoff. La partita, visto anche la brutta sconfitta rimediata dai nostri Lupi all’andata, potrebbe rappresentare una delle più delicate per noi. Sulla formazione non c’è bisogno di cercare idee o eventuali trappole tattiche. Quindi siamo andati su una formazione tipo col 4231 come schema. Poco importa se ci saranno delle modifiche all’ultimo secondo sul modulo o sui giocatori da parte dei nostri avversari.

Stavolta non bisogna dilungarsi più di tanto per esprimere un giudizio su come dovremo affrontare il match. I tre punti stavolta non sono necessari, ma fondamentali! L’ultima partita dell’anno scorso disputata col Brescia in casa fu l’andata dei playout, dove cogliemmo la vittoria con un gol (importantissimo) di Marco Nasti. Una vittoria risicata e sofferta, ma che bastò con il colpo di testa di Meroni a regalarci una salvezza insperata. In panchina c’era proprio William Viali. L’arbitraggio verrà affidato a Luca Massimi di Termoli. I precedenti con lui sono abbastanza favorevoli, con ben 6 vittorie e 2 pareggi nei match che ha arbitrato con noi. Ma arrivati a questo punto niente e nessuno deve fare da scusa o alibi per la vittoria che dobbiamo cogliere a tutti i costi. Chiudo con l’invocazione ad Alarico, perchè ci aiuti e ci protegga nel respingere questo barbaro! Forza Lupi.

Sapiens

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