LA ZONA MORTA #134 – COSA CI SIAMO PERSI!

Ciò che non abbiamo osato, abbiamo certamente perduto.” Oscar Wilde

Minuto 90. Forte riceve palla sulla trequarti di destra, imbecca Marras, si inserisce, riceve palla da quest’ultimo e tira. Il pallone, deviato leggermente da un difensore della Reggiana, prende una strana traiettoria. Quanto basta per lasciare di sasso il portiere ed infilarsi alle sue spalle. Con questo gol usciamo dal Mapei con la prima – storica – vittoria in casa della Reggiana. Un risultato rotondo, che ci permette di tornare in una posizione più tranquilla in classifica e recuperare anche fiducia nei nostri mezzi – e in qualche giocatore –, in vista del match contro il Bari.
Cosa si dovrebbe aggiungere di più su questo match? I nostri avversari sono sembrati poca roba, fin dal primo minuto. Userò addirittura un termine che un mio amico ripeteva da giorni: “Una larva di squadra.” Non gli si può dare torto. Gli uomini di Nesta sono sembrati messi peggio anche della partita giocata all’andata, quando persero, ma almeno dando qualche segnale di vita. Fatto sta che alla vigilia di questo incontro la classifica diceva che gli emiliani, nonostante avessero un ruolino di marcia in casa anche peggiore del nostro, ci stavano sopra con ben 4 punti di distacco. Per quello che si è visto in campo ci sarebbe da rimanere allibiti, per come è fatta la Serie B, no. E la cosa peggiore è che ormai non siamo più in grado di guardare in alto. O meglio, non ci è concesso sognare.

Guardate la classifica dal 10° al 7° posto. Ci sono una serie di squadre che, in una manciata di punti, si stanno giocando l’accesso ai playoff. Brescia, Sampdoria, Pisa, Cittadella. Quale di queste squadre di fatto ci è stata superiore nel concreto? Anzi, peggio, quanti punti abbiamo regalato a queste compagini? E mi limito a guardare solo loro, senza approfondire parlando di Ternana ed altre che ci stanno sotto. Sarebbe bastato anche solo prendersi tre punti rispettivamente da Brescia e Sampdoria per trovarci ora a quota 45, in piena lotta playoff! Ma anche essere stati attenti sul finale col Pisa, oppure averci messo qualcosa in più nelle due partite col Cittadella, ci avrebbe regalato una posizione simile. La serie B, appunto. Una categoria dove si deve scendere in campo in un certo modo, soprattutto a livello caratteriale. Dove la qualità va coniugata con convinzione, corsa e sacrificio da parte di tutti. Dove la sorpresa è dietro l’angolo, se non stai attento. Dove non si deve dare mai niente per scontato. Ci siamo tornati dal 2018, eppure non abbiamo mai fatto tesoro dei campionati precedenti. Soprattutto nel tenere presente – alla Società in primis, ma anche ai giocatori – che basta poco per passare dalle stelle alle stalle. Fra alti e bassi, la prima parte quest’anno era stata molto più positiva delle annate precedenti.
Eppure la nostra posizione ora ci relega in un limbo pericoloso, dove non è consentito sognare, ma solo sperare di chiudere il campionato in questa posizione.

«Il risultato lo fa l’anima.» Queste le parole pronunciate in conferenza post partita da Mister Viali. Devo dire che la sua frase riassume e completa molte cose. Molti concetti, ambizioni, ed errori che hanno caratterizzato questo campionato. Io ormai mi ostino da inizio anno a sostenere che la squadra è (era) di base buona, ma peccava di carattere. Forse Viali, che con i giocatori è molto più a contatto di me, ha colto meglio la vera lacuna con cui dovremo combattere fino alla fine di questa stagione che sa molto di rimpianto e occasioni perse. E’ mancata l’anima. L’anima di reggere l’urto quando la situazione si faceva più difficile. L’anima di non specchiarsi o perdersi l’avversario nei momenti cruciali. L’anima di reggere il confronto con avversari che potevamo trattare da pari a pari. Cioè in modalità cosentina. Una cosa che vedevamo alla fine degli anni 80/90. Quando, da underdog, scendevamo in campo da sfavoriti, ma sapendo che con la giusta dose di forza e grinta, la qualità che ci portavamo dietro – il più delle volte non al livello delle grandi della categoria – ci avrebbe permesso di giocarcela sempre. Invece quest’anno, non abbiamo mai pensato di correre fino al 90′ cercando di non cedere ad un risultato avverso. Al contrario, più volte ci siamo ritrovati a rallentare, scomparire, perdendoci in chissà quale assurdo leziosismo che non porta mai nulla di positivo. Molti dei secondi tempi che abbiamo disputato quest’anno sono lì a ricordarcelo. Poteva essere un campionato differente, invece siamo testimoni della sesta stagione consecutiva che ci relega ai margini, nel gruppo di quelli che devono sudare fino alla fine per sopravvivere. Ma stavolta il rimpianto è maggiore, perché i presupposti per fare bene c’erano tutti. Bisognava solo stare attenti ai dettagli, e lavorare di concerto per riuscirci.

Ci sono ben 20 pali presi, è vero. E questo qualcuno lo potrebbe prendere come alibi per appellarsi alla cattiva sorte, o come al vero e proprio spartiacque di una stagione sofferta troppo. Ma sappiamo tutti che non è così. Nemmeno col tempo riusciremo a catalogare questo campionato nella nostra memoria in un’ottica del genere. Se lo dovremo ricordare (sperando in una salvezza anticipata), guardando anche chi abbiamo affrontato – e soprattutto “come lo abbiamo affrontato” – la frase più onesta che potremo concederci sarà: «Cosa ci siamo persi!»
Perché non importa se poi saremmo usciti al primo turno dei playoff, e saremmo rimasti a guardare un’altra compagine conquistarla. Stavolta, a quel tavolo, ci saremmo potuti sedere senza problemi. Ed a pieno titolo! Invece abbiamo fatto svolto il compitino iniziale – solo campagna acquisti decente ed in linea con le altre -, pensando che bastasse per mettersi al sicuro. Ancora una volta abbiamo sottovalutato la categoria lavorando solo alla facciata, nonostante ogni anno chiudiamo la nostra stagione al cardiopalma. Non si è cercato di creare un cordone di fiducia e consapevolezza ai giocatori che sono arrivati. Non si è dato sostegno alla qualità di un giocatore come Tutino ed ai mezzi impressionanti che ha riportato sulle rive del Crati. E’ mancata effettivamente l’anima. E tutte le buone intenzioni sono state vanificate (come al solito) nel non aver dato chiarezza ad un “progetto” che anche stavolta è stato passeggero, evanescente. Mancano 4 partite alla fine, ed in punti in ballo sono 12. Prendendoli tutti – pura utopia! – chiuderemmo a quota 51. Se saremo attenti, probabilmente sarà una quota compresa fra 44 e 47 punti quella finale. Che poi è quella che non riusciamo a superare da quando siamo tornati in B. Col Bari sarà la prima di un finale ravvicinatissimo e molto duro che questa vittoria non deve farci sottovalutare. La pratica va chiusa il prima possibile. Correndo fino alla fine. Anche con un risultato favorevole. Un po’ come l’azione finale del quarto gol che ho descritto all’inizio. Simbolo di un atteggiamento che avrebbe fatto comodo in molte partite. E che invece molto volte non abbiamo voluto (potuto) avere. E non solo in campo.

Sinn Feìn

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