​#113WAITING FOR THE BARBARIANS: PALERMO

Bicchiere mezzo pieno. Io la vedo così la gara del Garilli, dove certamente una vittoria sarebbe stata auspicabile ed alla nostra portata ma che, alla luce dello svolgimento della gara, dopo due situazioni di svantaggio ed un paio di miracoli nel finale operati da Micai, può a ragione anche il pareggio ed il punticino portato a casa dirsi buona cosa. Anche alla luce, poi, degli altri risultati, che hanno visto il Bari perdere in casa e tutte le altre concorrenti nella lotta per la salvezza impattare a loro volta. Quindi, una classifica che è pressoché rimasta immutata, ma nel frattempo se n’è andato un altro turno e se la classifica rimanesse così, saremmo salvi. Tuttavia di acqua sotto i ponti ne deve scorrere ancora tanta prima di conquistare l’ennesima, sofferta (a sorpresa, quest’anno, bisogna ammetterlo) salvezza, perché nelle prossime gare saranno ancora in palio 18 punti e davvero tutto può ancora accadere, lo sappiamo benissimo che la Serie B è un campionato assolutamente incerto fino alla fine. Della gara contro la FeralpiSalò, oltre a quanto già detto, ci portiamo alcune liete note, come l’aver recuperato per due volte il risultato, segno che la squadra finalmente è stata in grado di reagire e non ha subito pedissequamente e passivamente come visto in tante altre occasioni in stagione. Inoltre, anche se non tutti, alcuni giocatori ci hanno messo garra e su tutti Tutino, la vera nota lieta della gara di Piacenza, il quale ha dato davvero tutto ed ha segnato il suo tredicesimo gol stagionale (pareggiato il suo record personale in B) con una realizzazione in sforbiciata di pregevole fattura che ha fatto impazzire me e tutti gli altri 558 lupi assiepati nel settore ospiti, nonché tutto il resto del branco che seguiva da casa davanti ai televisori. L’altro elemento assolutamente positivo che ci portiamo via dall’Emilia è che, a sei giornate dalla fine, abbiamo ancora il destino nelle nostre mani, possiamo determinarlo noi senza dovere necessariamente dipendere dalle sorti altrui. Tra l’altro, degli incontri che dobbiamo ancora disputare, ben quattro ci vedranno opposti ad altrettante dirette concorrenti invischiate, chi meno (Reggiana), chi più (Bari, Ascoli e Spezia) nella lotta per la salvezza. Non senza timori, ma pur sempre fiduciosi, andiamo dunque avanti in questo bislacco campionato a partire dalla gara di domani, una di quelle più impegnative che ci rimangono poiché ci vedrà impegnati contro una delle squadre tra le più blasonate, ricche ed attrezzate della Serie B, che non ha mai fatto mistero di voler fare, già da quest’anno, il salto di categoria: il Palermo Football Club.

Seguendo il consueto copione proprio di questa rubrica, nel girone di ritorno non replichiamo quanto già trattato in occasione delle partite d’andata, per cui anche oggi non tratteremo di temi inerenti la storia, la composizione societaria o gli aspetti relativi alla rosa della compagine del capoluogo siciliano: chi vorrà approfondire questi aspetti potrà farlo attraverso questo link che riconduce alla lettura della puntata numero 86, quando appunto ci occupammo dei rosanero in modo diffuso. Oggi ci limiteremo, si fa per dire, ad occuparci delle novità nel frattempo intervenute, che non sono poche. A cominciare dal mercato di riparazione condotto dalle Aquile sicule nello scorso gennaio, che di certo non hanno stravolto un già fortissimo organico, ma lo hanno ulteriormente puntellato e reso ancora più competitivo, risultando alla chiusura delle operazioni il Club che più ha investito in cadetteria. L’ennesima dimostrazione della potenza economica, se mai ce ne fosse stato bisogno, dello Sceicco Mansour bin Zayed Al Nahyan a capo del City Football Group (CFG), gruppo che con l’80% delle quote detenute, è proprietario di maggioranza dei rosanero. Gli acquisti e le cessioni messi in atto dal Palermo durante la sessione invernale di calciomercato sono state in totale cinque. Di queste, tre le operazioni in entrata, due le partenze. A salutare sono stati Ales Mateju e Nicola Valente. La prima cessione è avvenuta praticamente a furor di popolo, visto che il difensore ceco non è mai entrato nelle grazie del pubblico di fede rosanero, mentre la seconda è stata un po’ sofferta dalla tifoseria. Per quanto concerne i nuovi arrivati, l’acquisto più costoso è stato quello di Filippo Ranocchia, arrivato dalla Juventus (era in prestito all’Empoli, in Serie A): nelle casse bianconere i siciliani hanno versato 4 milioni di euro tra parte fissa e bonus. Quello per il centrocampista è stato anche l’esborso economico più alto dell’intero campionato di B ed è stato pure inserito dal sito specializzato Transfermarkt nella top 11 dei colpi di mercato più costosi della sessione di calciomercato invernale in Italia in assoluto, tra A e B. Il DS Rinaudo però non si è fermato qui, comprando sempre a titolo definitivo dalla Ternana Salim Diakitè per 1,4 milioni di euro dunque, in totale, il Palermo ha speso ben 5,4 milioni a gennaio. L’ultima, ma non meno importante, operazione di mercato ha riguardato il giovane promettentissimo Chaka Traorè, prelevato dal Milan, anche se l’attaccante è arrivato in prestito con diritto di riscatto fissato a 10 milioni di euro. Nel caso in cui scattasse l’opzione, sarebbe il secondo ingaggio più alto della storia del club rosanero, dopo Dybala che nel lontano 2012 venne pagato 13 milioni. L’ivoriano, un 19enne che gioca da ala sinistra, ma capace di adattarsi anche a destra, ha il fiuto del gol e discrete doti di inserimento. Si tratta di uno di quei giovani che si prospettano come dei veri e propri crack, visto che, utilizzato inizialmente dai rossoneri nelle giovanili, ha esordito al primo anno mettendo a referto 9 gol e 5 assist in 30 partite (stagione 2021/22) e 8 gol e 6 assist l’anno dopo. Questo ruolino gli ha permesso nella stagione in corso di approdare tra i grandi allenati da Pioli, mettendo a registro nel suo personale almanacco due presenze in Serie A ed un gol messo a segno contro l’Empoli, una presenza da titolare condita con gol, in Coppa Italia, contro il Cagliari e si è tolto anche lo sfizio di debuttare in Champions League. Ciò che è chiaro, dunque, è la linea verde e la programmazione (parola alla proprietà del Cosenza pressoché sconosciuta) che il Club di viale del Fante ha intrapreso: a fronte di due over ceduti e non rimpiazzati, tutti e tre i nuovi arrivati, infatti, sono under e di grandi prospettive e, grazie al loro ingaggio l’età media della squadra è scesa fino a 25,7 anni, ben al di sotto dei 26,4 che è il dato medio aggregato di tutta la Serie B. Insomma, un mercato coi fiocchi quello dei rosanero, a cui è però mancata la classica ciliegina sulla torta, solo perché a Leandro Rinaudo non è riuscito di portare in Trinacria un esterno di attacco d’esperienza, tant’è che erano stati a lungo inseguiti prima l’ex Cosenza Giuseppe Caso, il quale ha preferito rimanere in A tra le fila del Frosinone (anche se è stato praticamente estromesso dalla rosa dal DS ciociaro Angelozzi, come ripicca per avere rifiutato il giocatore sia le avances del Palermo che quelle della Cremonese) e poi Daniele Verde che a sua volta ha rifiutato di andare all’ombra del Pellegrino, trovando il rinnovo di contratto a La Spezia.

Parlavamo di prospettiva e programmazione… beh, in quest’ottica senz’altro si può incanalare un altro importantissimo investimento di cui avevamo già parlato nella già citata puntata 86 di questa rubrica, vale a dire l’inaugurazione del Palermo City Football Academy. Si tratta del primo Centro Sportivo, situato a Torretta, di proprietà del club rosanero in oltre 120 anni di storia che, dopo essere stato utilizzato dai siciliani in modo parziale a partire proprio dalla partita d’andata giocata contro i nostri Lupi, è stato ufficialmente consegnato lo scorso 7 aprile aprendo ufficialmente i battenti dopo una cerimonia di inaugurazione in cui si è tenuto il simbolico “taglio del nastro”, alla presenza del management di Palermo FC e City Football Group e di rappresentanti delle Istituzioni politiche e sportive ed a seguito di una festa tenutasi nello stadio Barbera, chiamata Palermo Legends Day, in cui sono intervenute diverse vecchie glorie dei rosanero, da Amauri a Pastore, da Bovo a Liverani, passando per Nocerino, Sorrentino, Brienza e tante altre stelle che hanno giocato in questo Club blasonato e tra i più importanti dello Stivale. Tra gli ospiti d’eccezione anche il presidente della Figc Gabriele Gravina, l’amministratore delegato della Lega Serie A Luigi De Siervo, il presidente della Regione Sicilia Renato Schifani, il sindaco di Palermo Roberto Lagalla e il primo cittadino di Torretta, Damiani Scalici. Il centro sportivo è un vero gioiello: è costituito da due campi in erba naturale delle stesse dimensioni del terreno di gioco del Renzo Barbera (105 per 68 metri), un campo in erba naturale di dimensioni ridotte (32 x 32 m) dedicato agli allenamenti dei portieri, un main building ed una club house che presentano anche un sistema riguardante l’energia rinnovabile fornita dai pannelli solari in copertura che alimenta parzialmente le caldaie. Insomma, un centro sportivo all’avanguardia che accresce e non di poco, pure il patrimonio della Società.

Tornando alle faccende che riguardano più squisitamente l’aspetto tecnico, l’altra grande novità intervenuta rispetto alla partita d’andata tra rossoblu e rosanero è il recente (appena nove giorni fa) esonero dell’allenatore Eugenio Corini. Ed è una vera notizia, questa, perché non è nella cultura del City Group esonerare gli allenatori in corso d’opera: pensate che nella sua più che decennale storia la Società emiratina proprietaria di 12 club nel mondo ha operato appena quattro esoneri. Quello di Corini è stato, dunque, il quinto ecco perché, a ragion veduta, si può considerare un fatto eccezionale. D’altra parte, il tecnico bresciano ha avuto la possibilità di costruire la squadra che voleva con investimenti ingenti sia la scorsa estate, che nell’ultima sessione di calciomercato, con una rosa che per monte ingaggi è la quarta del campionato ma con una posizione di classifica che vede i rosanero occupare solo un deludente sesto posto. Fatali per Corini sono state le numerose sconfitte (10 in totale) ed i 45 gol incassati dalla sua difesa (troppi per una squadra con ambizioni di promozione). Poi, un elemento che sicuramente l’ha reso inviso alla tifoseria, oltre ad un utilizzo non proprio ortodosso quanto a rispetto dei ruoli dei calciatori a propria disposizione, è stato l’aver perso come nessun’altra pretendente alla Serie A così tante partite fra le mura amiche (6). E si sa, ai tifosi non piace mai perdere in casa (ne sappiamo qualcosa, purtroppo, anche noi quest’anno, col Marulla che da fortino che era in passato, è diventato quest’anno terra di conquista quasi per chiunque!). Quindi la piazza, che già non aveva digerito l’anno scorso ed aveva puntato il dito contro il tecnico il fatto di aver perso in casa all’ultima di campionato contro un pericolante Brescia (contro cui avremmo poi spareggiato noi per la permanenza in B, ricorderete) la chance di giocarsi i playoff, quest’anno – visto l’andamento incerto pur con un’ottima squadra – ne ha chiesto a gran voce l’allontanamento. Alla fine, la Società non ha potuto fare a meno di esonerarlo e sostituirlo, non senza alcune difficoltà. Già perché, a dispetto della grandissima serietà e solidità finanziaria che il Club può vantare, ha comunque dovuto incassare il diniego di Gennaro Gattuso prima e di Fabio Grosso poi, non convinto di entrare in corsa ma che alla fine pare abbia preferito aspettare un progetto dall’inizio, per la prossima stagione. Quindi è arrivata, un po’ a sorpresa, l’investitura per l’ex Bari Michele Mignani. L’ex allenatore del Bari torna ad allenare dopo l’esonero rimediato ad inizio stagione quando sedeva sulla panchina dei galletti. Il tecnico era stato grande protagonista nella promozione dalla C due anni fa e poi della cavalcata dei pugliesi dell’annata scorsa, interrotta sul più bello nei minuti di recupero della finale play-off per la promozione in Serie A contro il Cagliari. Il tecnico genovese predilige, essenzialmente, due sistemi di gioco. Su questo, infatti, la sua carriera parla in maniera inequivocabile: il 4-3-1-2 e il 4-3-3 sono i moduli che ha utilizzato di più. Eppure, quando tutti settimana scorsa, al suo esordio sulla panchina rosanero contro la Samp, si aspettavano una difesa schierata con una linea a quattro ed invece, nonostante il pochissimo tempo avuto prima della gara contro la compagine guidata da Andrea Pirlo, Mignani ha optato per un 3-5-2 con alcune sorprese nella formazione titolare. La più rilevante, sicuramente, era quella di Di Francesco schierato come mezzala, complici anche alcune assenze nel centrocampo dei rosanero quelle degli squalificati Gomes e Coulibaly. Anche domani, pur recuperando questi ultimi due, il neo tecnico si troverà a dover rinunciare ad alcuni, essenziali elementi (entreremo nel dettaglio nel prossimo paragrafo) per cui potrebbe replicare anche domani una linea difensiva composta da tre uomini, ma il centrocampo potrebbe scalare a quattro unità (dalle cinque di sabato scorso) per favorire l’inserimento di un ruolo tanto caro al neo-tecnico dei rosa, vale a dire un trequartista che, nelle sue idee è un attaccante aggiunto molto mobile che si inserisce tra le linee e negli spazi creati dai movimenti degli attaccanti. A proposito di questi ultimi ci sta che Mignani riproponga l’attacco a due punte. In fase di non possesso questo modulo facilmente si trasforma in un attento e prudente 5-3-2, pronto a chiudere i corridoi verticali, mentre quando attacca, nelle idee del tecnico genovese il gioco espresso deve essere propositivo, volto ad aprire gli spazi avversari praticando la costruzione dal basso, con i due centrali che si alternano, ma puntando sul coinvolgimento del portiere, dal quale parte la costruzione dell’azione. Il mediano, solitamente, resta volutamente decentrato per offrire l’uscita sulla corsia di sinistra o di destra a beneficio del terzino. Se la costruzione sulla corsia non dovesse trovare la luce giusta, la mezzala si muove incontro e viene a prendersi lo spazio in posizione bassa, per poi riaprire il gioco. Da non sottovalutare anche l’aggressività e l’intensità nel voler riconquistare il pallone e puntare velocemente a rete nel capovolgimento di fronte. Dovrà impostare una partita davvero accorta Viali, anche perché, se è vero che i rosanero hanno incassato ben dieci gol in più dei Lupi, è altrettanto vero che i siciliani hanno il secondo più prolifico attacco della B (57 gol all’attivo) con, tra le proprie fila il vice capocannoniere del torneo, quel Brunori che l’anno scorso, a Cosenza, ce ne fece due.

Mignani alla sua prima trasferta alla guida del Palermo

Detto dell’arrivo di Mignani sulla panchina del Palermo e delle sue idee di gioco, è ora adesso di ipotizzare quale potrebbe essere l’11 che l’ex tecnico del Bari potrebbe domani schierare al contro gli uomini di Viali. Partiamo, intanto, da chi certamente non potrà essere della gara, vale a dire gli squalificati Di Mariano e Lucioni, assenze davvero pesanti per i siciliani in quanto calciatori di grande affidabilità ed entrambi migliori in campo contro la Sampdoria. Tra gli infortunati resta in dubbio il recupero di Vasic (edema osseo al terzo ed al quarto metatarso del piede destro) anche se difficilmente Mignani lo utilizzerebbe, mentre è certa ancora l’assenza di un altro pezzo da novanta, vale a dire mister 4 milioni, Filippo Ranocchia, per infortunio (lesione al bicipite femorale della coscia destra per lui). Sulla base del 3-4-1-2, andiamo allora a vedere chi potrebbe scendere in campo sin dal primo minuto. Tra i pali uno tra Pigliacelli e Desplanches: la piazza chiede a gran voce di dare una chance al ragazzino (21 anni) italo-francese ma l’abilità del primo a giocare anche coi piedi potrebbe fare propendere per il portiere che finora è stato titolare inamovibile. Un altro elemento che rimane in forse, vista la condizione fisica, è Diakitè: in caso il maliano non dovesse farcela è pronto a sostituirlo Graves. Alla fine, tuttavia, crediamo che il giovane ex Ternana sarà regolarmente in campo e verrà con ogni probabilità affiancato dal romeno Nedelcearu – che non dovrà fare rimpiangere Lucioni – e Ceccaroni, che andrà a completare la linea difensiva. In mediana, stante l’assenza già citata dello squalificato Di Mariano, l’allenatore rosanero ha parlato in conferenza stampa di diverse soluzioni, con giocatori come Traorè o Buttaro, ma anche Graves. La sensazione è che alla fine possa optare per Segre, non a caso il primo nome fatto, sempre in conferenza stampa, dallo stesso allenatore genovese. Sul versante opposto, a sinistra, potrebbe toccare a Lund. Se il tecnico opterà per Segre a destra, Stulac e Gomes potrebbero formare la coppia di centrali. Tra le linee, nel ruolo di trequartista, in attesa del recupero di Ranocchia, grande stima anche nel corso della conferenza pre-partita di ieri Mignani l’ha mostrata nei confronti Di Francesco – “ancora non ha dimostrato tutto ciò che può dare” – a cui dovrebbe affidare, più che a Coulibaly, le chiavi di quel ruolo particolarmente importante nel suo impianto di gioco. Il figlio d’arte si accomoderà dunque giusto alle spalle dei due attaccanti che dovrebbero essere, con ogni probabilità, il bomber di squadra Brunori ed il ritrovato Mancuso (Soleri magari troverà spazio nella ripresa), entrambi a segno contro la Sampdoria, segno di un’intesa che può funzionare. Attenzione anche ad Insigne.

Prima dei saluti di rito le ultime righe, com’è consuetudine, le spendiamo per andare a vedere qualche curiosità riguardante la gara, che sarà valevole per la 33a giornata della Serie B e si giocherà domani, sabato 13 aprile, nell’impianto di via degli Stadi di Cosenza, il San Vito – Luigi Marulla, con calcio d’inizio alle ore 16,45. L’arbitro designato per la gara sarà il sig. Livio Marinelli di Tivoli. Il fischietto laziale è una vecchia conoscenza tanto per il Cosenza, quanto per il Palermo. A noi ha diretto la bellezza di dieci gare nel corso delle quali abbiamo vinto solo due volte, ma perso ancora meno, cioè in una sola circostanza. Addirittura sette i pareggi con lui. Per i siciliani lo score con l’arbitro 39enne è nettamente peggiore, avendo i rosa avuto un totale di otto direzioni da Marinelli, nel corso delle quali hanno trovato ben cinque sconfitte, due successi ed un pareggio. Ad ogni modo, il direttore di gara sarà coadiuvato dagli assistenti Filippo Valeriani di Ravenna e Alex Cavallina di Parma. Il quarto ufficiale sarà Enrico Gemelli di Messina. A completare la squadra arbitrale, al V.A.R. è stato designato Gianluca Manganiello di Pinerolo, che verrà aiutato nel suo lavoro dall’A.V.A.R. Orlando Pagnotta di Nocera Inferiore. Le due squadre si incroceranno per la trentesima volta: la formazione rossoblu è in vantaggio sulle Aquile nel computo totale (dodici vittorie per il Cosenza, otto per i rosanero e nove pareggi), ma in Calabria il Palermo ha vinto solo una volta su quattordici gare disputate, con tre pareggi e ben dieci successi rossoblu. Di questi precedenti evidentemente non tengono conto, oltre che per i valori in campo, i bookmakers, i quali ci danno leggermente sfavoriti: su dodici siti di betting analizzati, infatti, nelle quote assegnate ai possibili risultati del match dagli scommettitori l’1 è pagato da un minimo di 2,80 ad un massimo di 2,92 con scarsa oscillazione; il pari (X) è giudicato il risultato più difficile a verificarsi, quotato com’è tra 3,00 a 3,35; infine il 2, con la vittoria fuori casa dei siciliani, secondo i bookmakers presi in esame è un risultato più facile a verificarsi, e paga leggermente meno rispetto alla vittoria dei padroni di casa e cioè tra un minimo di 2,40 e 2,76 volte la posta giocata. I professionisti delle scommesse ovviamente non tengono giustamente – aggiungerei – conto dell’aspetto ambientale e sull’effetto che il Marulla potrà esercitare sui calciatori, non solo perché i rosanero sono costantemente abituati a giocare in casa di fronte ad una platea di circa ventimila spettatori a partita, quando gioca in casa, ma soprattutto perché domani nello stadio di Cosenza non è atteso di certo il pubblico delle grandi occasioni. Gli ospiti dovrebbero attestarsi attorno alle 700 unità, mentre il pubblico in totale non dovrebbe superare i quattromila spettatori, se va bene.

Siamo ai saluti e, nell’accomiatarci, ci auguriamo che il nostro nume propiziatore, Alarico, non si offenda se gli chiederemo di fare un po’ di spazio di fianco a lui, nel letto del Busento, per accogliere le spoglie dell’aquila federiciana.

Sapiens

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