EPPUR (NON) SI MUOVE

Eccoci qui. A distanza di circa un mese dal mio ultimo articolo sul blog, mi ritrovo a scrivere nuovamente un pensiero sulla situazione pesante e assurda che si respira in casa Cosenza.

Scrivevo: “7 giorni sono passati dalla retrocessione”, esortando il Patron ad accelerare i tempi per riorganizzare la macchina rossoblù, sgonfiata da quanto si era consumato in quel di Lignano. Non potevamo permetterci di perdere tempo. La risposta guarasciana era stata chiara dall’inizio: pausa di riflessione.

Subito dopo lo scarno comunicato emesso il giorno successivo alla disfatta, il Presidente si era trincerato dietro a queste 3 semplici parole: pausa di riflessione. Forse come reazione alle contestazioni che imperversavano in città e in tutta la Provincia cosentina? Forse per valutare se continuare o cedere la società? O forse, più semplicemente, perché così ha sempre fatto Guarascio. Come dicevo nella “puntata precedente”, i “tempi di Guarascio sono sempre gli stessi, da 10 anni a questa parte”.

Questa volta, credo, si stiano allungando anche più del solito, iniziano ad essere tempi lunghi anche per chi si è distinto come Temporeggiatore massimo. Tempi così allungati da far pensare che ci sia qualcosa dietro…

Ebbene, dopo 36 giorni dalla retrocessione, nulla è cambiato. Nessuna comunicazione ufficiale, nessuna conferenza stampa, nessuna nomina di ds e allenatore (a proposito, ancora non è stato nemmeno formalizzato l’esonero del Predestinato di Cetraro), niente di niente. La cessione societaria è passata in secondo piano, Guarascio ha rifiutato (o almeno così sembra, nel mistero che avvolge la città sita alle pendici della Sila) ogni possibile incontro, da IGreco alle altre cordate che via via si erano dimostrate interessate. Trattative durate dalla sera alla mattina, se mai effettivamente partite.

Eppure, non si muove. Mi perdonerete questo gioco di parole, una citazione storpiata ad un grande della scienza del passato, che ben calza e ricalca il comportamento del Patron.

Eppur non si muove, colui che in modo forse scientifico (eccola qui, la scienza) si è chiuso in un silenzio tombale, lasciando il mondo pallonaro cosentino in un fastidioso limbo dal quale sembra molto arduo uscire; e ogni giorno che passa, questo limbo si fa sempre più oscuro, nebuloso, lasciando il popolo bruzio fra coloro che son sospesi. E con esso, aumentano le ansie, le paure, i timori verso un futuro prossimo che appare già sbiadito, come un quadro di scarso valore ammuffito in cantina. E il tempo passa, quello sicuramente scorre e si muove, non C aspetta.

La C, terza lettera dell’alfabeto, che ritorna e sembra assumere tutti i connotati dell’Inferno. Se queste sono le premesse…

Lupo del nord

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